ARGONAUTI
SUL RENO
di
Angelo Viscardi (socio fondatore)
Worms
è una città della Renania Palatinato sulla sponda
occidentale del Reno, a circa 60 km. a S-S-W da Francoforte. Rasa al
suolo durante l'ultima Guerra, di quel periodo storico sono stati risparmiati
solo il pregevole Duomo romanico del XII secolo ed altre poche vestigia.
Relativamente
nota per aver dato il nome alla "Dieta" che nel 1521 bandì
Martin Lutero e le sue dottrine dall'Impero Asburgico di Carlo V (ma
il "Ns" caparbio e tenace, non si scoraggiò, il resto
è noto).
A Worms e dintorni sono ambientati quasi tutti gli episodi medievali
della saga nibelungica e per fissarne la testimonianza, vi è
stato fondato pochi anni fa un pregevole Museo per perpetrare nel tempo
le gesta di Sigfrido, Crimilde, Brunilde e del resto della compagnia.
I NIBELUNGHI
chi furono costoro?
Nella tradizione germanica è il nome di una stirpe mitologica
di nani che viveva in caverne sotto terra e che conosceva i segreti
della fusione del ferro e degli altri metalli; da qui il loro straordinario
potere (per l'epoca!) che permise di forgiare la spada con la quale
il mitico Sigfrido uccise il drago, diventando l'indiscusso re ed eroe
di tutta l'epopea.
E' dal molo del Marina di questa città che un folto gruppo
di 27 gommoni con i loro equipaggi, tutti soci del C.d.G., si sono staccati
il 2 maggio, alle ore 10,30 circa per navigare, da Argonauti la loro
avventura sul Reno e scoprirne i segreti storici, architettonici, o
più semplicemente acquatici e mitologici.
Le tracce delle scie dei gommoni che si aprono a ventaglio sul grigiore
dell'acqua, il rombo dei motori che all'unisono sale di tono, mi evoca
la sequenza memorabile di "Apocalipse Now" (e penso che tra
di noi ben pochi non l'abbiano visto), dell'attacco in ranghi serrati
della squadriglia di elicotteri del VII Cavalleria aviotrasportata al
villaggio Viet, al suono della "Cavalcata delle Walchirie",
dapprima sommesso, poi, nel proseguio dell'azione, sempre più
esaltante e roboante.
Che
brividi, che pelle d'oca!
Noi non si va all'attacco di nessuno, ma le Walchirie sono intorno a
noi e il Grande Fiume è la loro traccia.
Ma Megghy tutte queste storie della Walchirie, dei Nibelunghi e di Sigfrido,
non poteva saperle e quindi non gli importava granchè. Ai vari
e agli alaggi, sui pontili delle soste, nelle grandi tavolate serali,
si aggirava tra gli Argonauti del Reno con quel fare dinoccolato e sornione
che solo ha, naturalmente, chi sa di suscitare commenti lusinghieri
ed ammirevoli e viene additato come ben meritevole dei più eclatanti
episodi.
Megghy è un cane, uno stupendo esemplare di terranova di grande
stazza dal pelo nero e lungo, dall'aria cheta e paciosa che, al suo
apparire, calamita tutti gli sguardi benevoli degli adulti e le fugaci
carezze dei bambini, per nulla timorosi; campione di salvataggi, capace,
a detta del suo padrone e istruttore, di andare a recuperare un uomo
in difficoltà fino a due chilometri dalla riva e riportarlo sulla
spiaggia. A Megghy non interessava dove si andasse né da dove
si venisse, del grande Fiume Reno che si snodava nella campagna del
Palatinato, dell'andirivieni delle bettoline; della Loreley che attendeva
gli Argonauti all'ultimo approdo di St. Goar per dare, con una breve
ma intensa spazzolata di vento, onde e pioggia, un segnale che tutto
quello che, nei secoli, si era raccontato sul suo conto, non erano proprio
tutte fantasie.
LA LORELEY
Quello della Loreley si rifà al mito omerico di Ulisse e le Sirene.
Collocata su una rupe di ardesia, a circa 132 mt. di altezza sulla sponda
destra del Reno, nel punto più pericoloso dell'intero suo percorso,
dove si restringe a 113 mt. insinuandosi con un percorso tortuoso nelle
gole nei pressi della cittadina di St. Goarshaunsen e della dirimpettaia
St. Goar, dove il fiume raggiunge la massima profondità di 23
mt., è raffigurata da una figura femminile (logicamente discinta)
intenta a pettinarsi i lunghi capelli biondi. I comandanti dei battelli
che percorrevano il fiume in quel pericoloso tratto, incantati ed estasiati
da cotanta bellezza, perdevano il controllo della loro nave e ivi vi
facevano naufragio schiantandosi ai piedi della rupe, appunto della
Loreley.
Gli
Argonauti conducono una navigazione molto virtuosa, così
come si era raccomandato Virginio durante il Breefing preliminare in
Sede: a fare l'andatura Cornelius "Franz" Goldberg presidente
dell'Allgemeiner Schlauchbootclub", a seguire lo stesso Virginio
che precedeva il gommone con la motorizzazione più bassa dei
De Amici e via via tutti gli altri; in coda il gommone - scopa dell'equipaggio
Adriano e Franco. Le regole d'ingaggio erano: tutti in colonna, nessun
zizagamento, distanza 50 metri da un'imbarcazione all'altra, contatto
costante dalla testa alla coda della colonna con VHF in dotazione.
E così è stato. Il gioco era cavalcare le onde che il
continuo andirivieni delle bettoline sollevava incrociandosi e l'orecchio
era attento al rombo del motore, pronto a cogliere qualche segnale di
criticità. E tutto è andato per il meglio.
Il sole scherzava tra le nuvole; minuti paesini con le tipiche
case dal tetto spiovente sfilavano sulla riva; numerosi ed affollati
marina-fluviali rilevavano la loro presenza dalle infrastrutture del
naviglio alla fonda, in genere di discreto tonnellaggio. Sulle rive
molti insediamenti di camping e la ferrovia che corre sulle due sponde.
Solo in prossimità della rupe con la Loreley, il fiume si restringe
e si strozza in tortuosi contrafforti che formano correnti di aria fredda;
da qui acquazzoni e moto ondoso incrociato che ci fa ballare per un
po'. Ma siamo subito al marina di St. Goar, capolinea del ns. Raid.
Un po' di "caos calmo" ai pontili per attraccarsi e
di nuovo il sole ci fa sorridere. Gli organizzatori ci hanno diviso
in tre alberghi e hanno preparato un'escursione al castello fortezza
Rheinfels (Rocca sul Reno) con trenino turistico. Ma il castello è
chiuso e tutto si riduce ad un giro di aperitivi con vista panoramica
sulla tortuosità del Reno che raggiunge la profondità
di 25 mt. e una minima larghezza di 113 mt. Il mattino seguente si annuncia
con nebbia bassa e umida. Segnale meteorologico che il sole è
appena sopra in attesa di esplodere. Cosa che accade puntualmente dopo
qualche ora, regalando a tutti una splendida giornata quasi mediterranea.
Il rientro a Worms è senza storia. Si naviga tutti "beati".
I motori ronzano regolari distribuendo a tutti sicurezza "senza
se e senza ma".
Ci si destreggia tra le onde sollevate dalle già citate
bettoline (alcune sono "...ine) solo per modo di dire, in realtà
barconi anche lunghi cento metri. Alcune addirittura doppie, con un
variegato carico di merce: dal solito carbone alle auto, a manufatti
ferrosi, a materie prime per l'industria chimica, molto presente sulle
rive.
Tutte sono attrezzate con a poppa la cabina del pilota; si tratta di
un vero e proprio appartamento dove questi ci vive, forse con moglie
ma sicuramente con il proprio cane, che si vede sempre a bordo.
Il traffico è molto intenso. In alcuni tratti del fiume si sono
contate fino a una bettolina al minuto. A queste si aggiunga il traffico
di traghetti tra località sulle opposte rive.
Completa il quadro di questa intensa vita fluviale, la ferrrovia
che corre sui due lati con il suo vettore di prestigio: il Rain-Gold
che suggella con questa nota di dinamicità il quadro generale
della operosa vita di questa comunità, della quale il grande
fiume Reno è insieme regista ed attore, artefice e straordinaria
opportunità.
La sera grande convivio generale; allegria, tintinnio di bicchieri,
brusio di voci, richiami, lazzi, risate. I comandanti abbigliati in
un decoroso "bell'e meglio", le signore, che, al solito, non
si sono lasciate perdere l'occasione per sfoggiare una mise "up
to date", l'atmosfera è di gran festa, e non potrebbe essere
altrimenti. Portate di boccali di birra "Long-Size" si susseguono
in continuazione e i neofiti delle bionde bevande scoprono che c'è
birra e birra, non solamente quella che siamo abituati a bere in Italia
e che ci viene servita se non diamo particolari specifiche, ma esistono
birre scure e crude, torbide, la Baisan, la Dopper Maltesu ecc.
E' il momento delle premiazioni e delle foto per tutti: all'equipaggio
che veniva da più lontano (da Roma), Mario alias "Sarchiapone",
ai rappresentanti in trasferta dei soci del Gommone Club di Padova e
di Pordenone guidati dal loro presidente Gaetano Solarino. Scambio di
targhe tra i vari presidenti ed una specialissima a "Her Cornelius".
Un richiamo al "gommone emerito", il cui equipaggio era formato
da Socio Fondatore, due ex presidenti (Emanuele e Ruggero) e un'attuale
carica sociale (Vittorio).
Certo del manipolo di "esagitati dall'idea" che nel
1970 stilò l'atto di fondazione, il Club del Gommone ne ha fatta
di strada, confermandosi una realtà solida e performante nella
galassia dei club nautici italiani, con una sua peculiarità e
particolarità che ne fanno, come già è stato detto,
più che un normale sodalizio, una vera e propria "confraternita".
E per
finire, un invito che vuole anche essere un'invocazione al ns. Presidente
ed al Consiglio Direttivo tutto:
osare, osare sempre. Superare i limti. Infrangere gli schemi. Proiettare
il cuore oltre la siepe del quotidiano che delimita il nostro proscenio
di vita. Il gommone come mezzo e non come fine.
Altri orizzonti; nuove acque, dolci, salate, fredde, calde.
NAVIGARE
NECESSE EST.
By Visca.