di
Lorena e Alberto Meraldi
Arriva
la stagione calda e i cavalli del motore scalpitano, ma dove andremo
quest' anno quale spiaggia vedrà il nostro pallore, quale porto
ci offrirà l'ormeggio più sicuro?
A
tavolino si decise di tentare l'avventura nella penisola iberica
esporata solo via terra (da pazzi) qualche stagione prima. Così
gommone al seguito incomincia il lungo viaggio verso La Costa Brava.
Arriviamo
stremati a Playa D'aro in un piccolissimo campeggio che sembra il
sogno di qualsiasi "armatore": ombrose piazzole in lieve
pendenza verso una stupenda scogliera a semicerchio
.. davanti
alla scogliera un altro semicerchio di mare chiuso da scogli appena
affioranti due stretti passaggi verso destra e sinistra garantiscono
un comodo accesso ed una perfetta protezione dai marosi. Ebbene
sì, l'armatore avrebbe preferito una villa od un comodo albergo
..
ma il posto è semplicemente perfetto; e nel mezzo della baia il
nostro amico pneumatico completa la cartolina ricordo.
I
giorni scorrono rapidi, di caletta in caletta scoprendo e conquistando
sempre un nuovo angolo di paradiso, tra scogliere che ci mostrano
un arcobaleno infinito di colori che continua sott'acqua e spiagge
irraggiungibili da terra che ci accolgono caldamente.
Al
ritorno da una di queste escursioni facciamo amicizia con i proprietari
di una piccola barca, e subito ci rendiamo conto di avere le stesse
passioni, navigare, esplorare, nuotare e mangiare.
L'unione
fa subito la forza e dopo qualche gita di "prova" decidiamo
di spingerci una cinquantina di chilometri più a nord verso le isole
Medas (parco marino) e il caratteristico villaggio di pescatori
dell'Estartitt, ubicazione di un ottimo ristorante che avevamo sperimentato
qualche anno prima.
Alla
partenza le condizioni meteo sono letteralmente ideali: il sole,
che ha fatto capolino da poco, riscalda quanto basta; il mare è
una tavola blu ben levigata, il vento ha deciso di tormentare qualche
altra zona in Europa
si salpa!
Procediamo
a passo lento, sotto costa, per rubare con gli occhi anche i più
piccoli segreti, grotte, ville a strapiombo sul mare, spiagge che
vanno dal bianco al rosa e tanto verde selvaggio.
Dopo
un paio d'ore di viaggio arriviamo alle Medas, l'acqua è cristallina,
tanto da vedere le rosse stelle marine che punteggiano il fondo.
Non sappiamo resistere alla tentazione di tuffarci, ma il senno
di poi ci dice è sempre meglio prima accertarsi della temperatura
dell'acqua per evitare shock. Il freddo è comunque sopportabile
davanti a tanta bellezza di pesci e fondali, ed al ritorno sui nostri
mezzi mentre ci scaldiamo al sole tutti descriviamo un diverso piccolo
mondo di tranquillità, vita e colore.
E'
bellissimo, ma non si vive solo di emozioni ed il brontolio dei
nostri stomaci che ci spinge in porto ed all'assalto del ristorante.
L'abbuffata è di rito e si continua a parlare ed a scambiarsi le
impressioni del viaggio mattutino, tra un piatto e l'altro stiamo
già tracciando la rotta per il pomeriggio, ma d'improvviso un tuono
monopolizza la nostra attenzione. Ci siamo distratti troppo a lungo
e non abbiamo visto i nuvoloni in avvicinamento, neri e carichi
di pioggia
è il panico. Saldiamo il conto del ristorante e
ci scapicolliamo verso i natanti, tutti a bordo e verso la pompa
di benzina con l'illusione di riuscire a correre più del temporale.
Le cerate spuntano come funghi alle prime gocce d'acqua sembriamo
una vera squadra di soccorso stradale, tutti in giallo.
Almeno
il mare sembra darci una mano, è rimasto piatto. Chiudiamo i serbatoi
e dirigiamo nella linea più retta possibile verso le nostre tende
in campeggio (lasciate non proprio in previsione di pioggia).
Siamo
in mare aperto quando l'acquazzone decide di raggiungerci, un po'
di vento e le correnti vicino alle punte della costa fanno il resto;
in un attimo ci accorgiamo di navigare più pensanti
le caviglie
sommerse ci fanno mettere mano alle pompe di sentina. Pensiamo:
"chi si ferma è perduto" cosi i capitani infilano occhiali
e maschere per poter vedere nonostante la pioggia battente ed i
mozzi si ingegnano per buttare più acqua possibile fuori bordo senza
cadere in mare, non è certo un viaggio rilassante, anche se le gocce
l'acqua in velocità fornisco un robusto "massaggio".
Ci
sembra la fine di un incubo quanto ci appare all'orizzonte la nostra
baia illuminata da un timido raggio di sole, ci affrettiamo ad ormeggiare
contenti di aver raggiunto sani e salvi la terraferma, ma aspettandoci
ancora una lotta con il temporale, ed invece il cielo plumbeo dietro
di noi perde lentamente la sua aria minacciosa, le nubi si aprono
e torna d'incanto sulle nostre teste un cielo fresco ed azzurro.
Era
questa una prima avventura che ci ha insegnato molto: ci ha fatto
capire l'importanza di non trovarsi soli in mare aperto ed apprezzare
l'amicizia che lega le persone nei momenti più critici, per non
parlare poi di quanto sia vitale non sottovalutare mai il cielo
terso.
|