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La
batteria è un dispositivo elettrico capace di immagazzinare
energia elettrica sotto forma di energia chimica. La batteria
ha un rendimento, variabile a seconda della tipologia costruttiva,
che è pari a un 75% per la tradizionale batteria al piombo
con soluzione di acido solforico (elettrolito), rendimenti del
90% per la batteria con elettrolito trattenuto in una spugna composita
(AGM: Absorbed Glass Mat) ed infine rendimenti del 95% per la
batteria al gel.
La batteria al piombo è formata da una serie di elementi
da 2 volt ciascuno, quindi 6 elementi per le batterie da 12 Volt.
Ogni elemento è formato da una cella contenente:
- una piastra al piombo attivo per il polo positivo;
- una piastra al biossido di piombo per il polo negativo;
- una soluzione elettrolitica (formata da acido solforico e acqua
distillata).
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1) Involucro.
2) Piastre interne Positive e negative in piombo.
3) Piastre separatrici in materiale sintetico.
4) Elettrolito, soluzione diluita di acido solforico e acqua.
5) Terminali di piombo, i punti di connessione tra la batteria e
le utenze
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Durante
il normale funzionamento, per le reazioni chimiche tra l'acido
solforico e gli elementi in piombo, si forma una piccola quantità
di idrogeno e ossigeno. Questi due gas, che si formano nei due
poli, vengono però riassorbiti dalle reazioni chimiche
nel polo opposto.
Se la batteria è maltrattata questa quantità può
aumentare notevolmente a causa della impossibilità di mantenere
un equilibrio tra le reazioni chimiche.
Quando succede questo si dice che la batteria bolle: si formano
delle bollicine che vengono a galla nella soluzione di acido e
facendo un paragone è come se fosse acqua minerale gassata.
Questi gas sono idrogeno ed ossigeno, che formano la cosiddetta
"miscela tonante" (esplosiva), e si forma a spese dell'acqua
contenuta nella soluzione, seguito da un calo del livello dell'elettrolito.
Leghe di piombo/Antimonio o Piombo/Calcio migliorano le caratteristiche
meccaniche e di durata.
Tipologie
per utilizzo
Le
batterie si differenziano a seconda dell'utilizzo e a seconda
della costruzione. Abbiamo quelle automobilistiche, quelle marine,
quelle di trazione e da ultime quelle cicliche.
Batterie per uso automobilistico.
Sono batterie costruite per avere cicli di scarica medi del 5%
rispetto alla carica completa. Soffrono se scaricate molto e per
molto tempo, però sono in grado di fornire elevate correnti
di spunto per l'avviamento e sono abbastanza leggere. Di solito
sopportano alcune decine (tipicamente 50) cicli di carica/scarica
all'80%.
Marine
Sono di solito una via di mezzo tra le batterie cicliche e quelle
automobilistiche e sono progettate per cicli di scarica fino al
50% ed in grado di fornire elevate correnti.
Trazione
Sono costruite per cicli medi dell'80% di scarica ma con elevate
correnti di scarica e alcune centinaia di cicli carica/scarica.
(es. quelle dei muletti)
Cicliche
Sono costruite per fornire energia per lungo tempo. Il ciclo di
scarica media è dell'80%, e reggono da alcune centinaia
fino a 1000 cicli di carica/scarica.
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Tipologie
per costruzione

-Batteria
al piombo tradizionale
Sono
quelle coi tappi che si svitano per mettere acqua distillata,
il tappino è forato per far uscire i gas.
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-Batteria
senza manutenzione o a bassa manutenzione
Sono
le batterie standard di oggi. Non esiste più il tappo col
forellino, anche se è possibile, trafficando un pò,
aprire l'elemento, aggiungere acqua distillata e misurane la densità.
Grazie al sistema di chiusura degli elementi, se anche rovesciate
per pochi istanti non causano fuoriuscita pericolosa di liquidi.
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-Batterie
speciali stagne
la
soluzione elettrolitica è incorporata in un gel o in una
spugna composita (una specie di tessuto in fibra di vetro) ed il
contenitore è completamente stagno (c'è una specie
di valvola di sicurezza in caso di forte formazione di gas). Queste
sono batterie che non devono mai essere aperte, non sopportano i
forti sovraccarichi, in quanto le bolle di gas che si formano restano
sostanzialmente imprigionate nel gel causando una riduzione della
superficie di contatto dell'elettrolito con riduzione della capacità
della batteria. Per questo motivo spesso vengono aggiunte apposite
sostanze chimiche per assorbire o riconvertire in acqua i gas in
modo da renderle un pò più tolleranti ai sovraccarichi.
Sono molto costose ma se trattate bene hanno una durata superiore
a quelle normali. Se trattate male invece durano meno.
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I numeri presenti sulle batterie
Vediamo adesso di comprendere i numeri riportati sulle batterie.
-Tensione
Nominale
è il voltaggio che possiamo misurare ai capi di una batteria
carica a vuoto, cioè senza carichi che assorbano corrente.
-Capacità Nominale
è la quantità di energia che la batteria è
in grado di accumulare. Viene misurata in Ampere Ora (abbreviato
Ah) su una scarica di 1 ora, 5 ore, 10 ore o di 20 ore a seconda
dei dati che fornisce il costruttore.
-Corrente di spunto
è la massima corrente che la batteria può erogare
quando è fredda per circa 30 secondi (di solito si riportano
o valori a 0 °C o valori a -18°C, che è la condizione
peggiore). In pratica è la corrente erogata in corto-circuito
(CCA), indica la predisposizione all'avviamento della batteria.
Più questo valore è alto e più la batteria
sarà in grado di alimentare il motorino di avviamento in
condizioni critiche. Indicativamente moltiplicando 3.85 la potenza
in CV ottengo gli ampere necessari per la messa in moto, viceversa
moltiplicando per 0.26 gli ampere di erogazione a -18°C ottengo
la potenza in CV del motore che io posso mettere in moto (esempio
ho un motore da 115 CV: 3.85*115=443 A, ho una batteria che a
-18°C mi eroga 650 A posso mettere in moto un motore fino
a: 0.26*650 = 169 CV). Se la batteria è sovradimensionata,
come accade spesso sui gommoni, questo parametro (secondo me)
diventa meno importante che su una automobile.
Ad esempio: una batteria da 120 Ah può erogare 12 ampere
per 10 ore ma se viene utilizzata con una corrente maggiore la
capacità si riduce a causa delle perdite interne. Se dalla
batteria di prima preleviamo 120 A si scaricherà in 15-20
minuti anziché in un' ora. Per correnti vicine a quella
nominale o inferiori si può fare il calcolo direttamente.
Ad esempio: ho un frigorifero che assorbe 5 A , la batteria è
da 120 Ah , in teoria se la batteria è completamente carica,
posso lasciare il frigo collegato 24 ore (24 x 5 = 120). Ovviamente
dopo 24 ore avrò la batteria completamente scarica!
Perché
una batteria si guasta o si esaurisce
Analizziamo in sequenza le varie cause che rendono inservibile
una batteria:
1)
Solfatazione.
A batteria scarica, o se tenuta per molto tempo ad un basso livello
di carica, può avvenire una reazione chimica sulle piastre
che porta alla formazione di ossidi di piombo cristallino (insolubile
e stabile). Questa sostanza ricopre progressivamente la superficie
delle piastre impedendo la normale evoluzione delle reazioni chimiche
che danno l'accumulo o l'erogazione di energia.
2) Autoscarica.
A causa della solubilità del piombo nell'acqua ed altri
fattori (impurità nella soluzione ecc.) la batteria, molto
lentamente, perde l'energia che ha accumulato fino a scaricarsi
completamente. La perdita può andare dall'1% al 10% al
mese (2-4% le batterie marine, 10% le batterie automobilistiche).
L'autoscarica è più alta per le batterie da avviamento
ed i valori, in generale per tutte le tipologie di batteria, sono
legati alla temperatura ossia sono più alti nel periodo
estivo. Ad esempio una batteria dopo 30 giorni a 38°C si scarica
di un 7%, a 27° C si scarica di un al 5% mentre a 10°C
si scarica di circa 1%. Per questo motivo si consiglia di ricaricare
la batteria una volta al mese (se non usata), in modo da mantenerla
ad un livello di carica maggiore del 80% e ridurre la solfatazione.
3) Fanghi.
La piastra è formata da un supporto di piombo con una serie
di cavità rettangolari, dentro le quali vengono pressati
gli ossidi di piombo già formati. Questo aumenta la capacità
a parità di peso e dimensioni in quanto questi ossidi pressati
si impregnano della soluzione di acido solforico aumentando la
superficie di contatto con l'elettrolito.
Il rovescio della medaglia è che queste particelle tendono
a staccarsi e precipitare sul fondo, riducendo quindi nel tempo
la capacità della batteria. Se però maltrattiamo
la batteria, la produzione intensa di gas e calore può
favorire il rigonfiamento e il distacco di questi ossidi che si
accumulano in quantità sul fondo fino a mettere in CORTO-CIRCUITO
l'elemento.
Sistema di diagnosi
Analizziamo
ora come possiamo controllare la batteria. Il corto circuito di
un elemento è diagnosticabile facilmente, la batteria avrà
2V di meno del normale, cioè sarà passata a 10 V
anziché 12 V. Questo valore si può misurare col
voltmetro in condizioni di riposo cioè senza nessun utilizzatore
collegato. In tale situazione la batteria è da buttare.
L'interruzione invece si vede facilmente, la batteria a riposo
dà 0 V, in questo caso è da buttare.
Esistono però situazioni intermedie può capitare
ad esempio che si abbia una forte solfatazione di una sola cella
o più celle (spesso le celle vicine ai morsetti che sono
soggette a maggiore riscaldamento). Sono batterie che a vuoto
danno 12 V, ma applicando un minimo carico passano a 10 V, oppure
quasi a zero. In questi casi si può tentare una carica
molto spinta (il ribollire potrebbe rimuovere strati di solfato
di piombo), ma in ogni caso la batteria durerà ancora poco
tempo.
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Carica
Vediamo
ora cosa succede quando mettiamo sotto carica una batteria. Dobbiamo
sapere che anche in fase di carica la batteria è sollecitata.
Si considera una carica normale quella effettuata con una corrente
pari a 1/10 della capacità della batteria per 12 ore facendo
attenzione alla tensione di carica che varia in funzione della
tipologia di batteria con i seguenti range a 20°C:
Batteria tradizionale: 13.4 - 13. 8 Volt
Batteria al gel: 13.8 - 14. 1 Volt
Batteria AGM: 14.4 - 14.6 Volt
Esempio:
alla nostra batteria tradizionale da 175 Ah possiamo applicare
con sicurezza una corrente di 18A per dodici ore: 18 x 12 = 216
Ah. Vero , la batteria non ha un rendimento del 100 %, per ottenere
175 dobbiamo fornire 216. La corrente massima così scelta
è stata effettuata per non danneggiare la batteria, ossia
è il miglior compromesso tra rapidità di carica
e durata della batteria, ma si ha un lieve riscaldamento e produzione
di gas specie a fine carica.
In realtà, se non abbiamo fretta, possiamo ridurre la corrente
ed aumentare il tempo di ricarica. Suggerirei, per esempio, una
corrente di 8-10 Ampere per 24-30 ore senza mai superare in ogni
caso 48 ore di carica continua. Posso confermare che una batteria
perfettamente carica bolle anche con soli 5A.
Se vogliamo controllare manualmente il ciclo di ricarica serve
un carica batterie almeno a due posizioni.
Esempio: corrente alta (6-8 A) e bassa (sui 2A) ed un voltmetro
preciso, se possibile un amperometro per verificare la corrente
di carica.
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(Voltmetro)
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(Amperometro)
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Sotto carica all'inizio la tensione sarà sui 12.6-13 V,
poi questa tensione continuerà a salire molto lentamente.
Quando la tensione arriva a 13.5-13.6 V significa che la batteria
è quasi completamente carica (se possiamo osservare gli
elementi vedremo la formazione di bollicine).
Potremo quindi commutare il caricatore con valori bassi di corrente
e lasciarlo ancora un pò di tempo per portare la carica
dolcemente al 100% (a ricarica completa, con correnti così
basse, di solito si osserva qualche bollicina che si stacca dalle
piastre).
Una corrente di 2 A in una batteria da 175 Ah può essere
anche mantenuta per lungo tempo senza danni per la batteria, in
quanto provoca solo un leggerissimo ribollimento, attenzione però
perché significa un consumo del livello di liquido, quindi
non conviene esagerare (se ci capita questo in banchina per pochi
giorni all'anno non ci sono problemi). Se la tensione sale oltre
i 14 V anche nella posizione di bassa corrente, allora significa
che la batteria comincia ad essere vecchiotta, e presto ci lascerà
a piedi. Possiamo assumere che se la corrente è più
bassa di 1/50 della capacità nominale e la tensione tende
a superare i 14 V allora occorre pianificare una sostituzione
della batteria.
Sto parlando di tensione misurata direttamente sui poli della
batteria. Misurazioni diverse, magari fatte sul carica batterie
o in punti diversi, non possono essere attendibili.
Chi dispone di un carica batterie con la funzione Stand-By (cioè
che mantiene una carica continua della batteria, detta anche carica
di mantenimento o TAMPONE) deve controllare che la tensione in
stand-by sia compresa tra 2.20 e 2.25V per elemento, quindi tra
13.2V e 13.5 V (in teoria dovrebbe cambiare leggermente con la
temperatura delle batterie).
Anche gli alternatori dei motori, che sono notoriamente abbondanti,
dovrebbero essere tarati al massimo a 14 V, ma si trovano spesso
alternatori che caricano anche a 14.5 o 15 V con conseguente ribollimento
della batteria quando essa è carica. L'alternatore ha però
la scusante che a motore fermo interrompe la carica, quindi non
resta indefinitamente connesso alla batteria.... ma poi riduce
la vita di una batteria ad 1 anno anziché i canonici 4
anni di una batteria trattata bene. Inoltre dobbiamo considerare
che i nuovi motori fuoribordo hanno alternatori generosi ma centraline
ed impianti di iniezione assetati, tanto per fare un esempio possiamo
avere alternatori capaci di generare 133 A ma disponibili, per
ricaricare le utenze, ci sono 50 A.
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Tipi
di carica batterie

Quelli normali economici:
sono molto semplici ed economici, ma vanno bene solo per ricariche
occasionali o sorvegliate. Se volete acquistare uno di questi assicuratevi
della presenza di almeno un amperometro e due posizioni di ricarica
(a bassa corrente e alta). L'amperometro, contrariamente al voltmetro,
non ha bisogno di elevate precisioni per questo utilizzo.
Carica
batterie automatici:
tipo semplice che si scollega a fine carica. Caricano con correnti
abbastanza elevate e si staccano a fine carica. Di solito come fine
carica sentono una tensione intorno ai 14V.
Carica
batterie automatici con mantenimento:
sono, secondo me, il miglior compromesso tra costo e funzionalità.
Tendono a mantenere la tensione a quella di tampone, quindi 13.6
V circa, ed erogano tanta corrente quanta ne richiede la batteria
fino ad un valore massimo. In pratica significa che all'inizio
il caricatore fornisce la massima corrente, che comincerà
a decrescere con l'aumento di tensione della batteria, fino a
portarsi gradatamente al valore di mantenimento. Il vantaggio
è che il caricatore può essere connesso permanentemente
alla batteria e la manterrà sempre carica completamente
senza danni. Il piccolo difetto (sopportabile nella maggior parte
dei casi) è che la carica procede abbastanza rapidamente
fino al 70% circa, poi comincia ad avvenire sempre più
lentamente fino al 100%.
Carica
batterie automatici Multi Step:
di solito sono dotati di un piccolo microprocessore, caricano
la batteria con un ciclo che permette di eliminare il difetto
del caricatore a tensione costante. Inizialmente utilizzano una
corrente alta che mantengono fino a carica quasi completata, poi
passano ad una corrente più bassa fino al 100% della carica,
poi passano alla corrente di mantenimento con una corrente bassa
e una tensione di 13,6 V circa.
Questi
ultimi ovviamente sono i migliori perché portano la batteria
al 100% nel minor tempo possibile, ma sono anche i più
costosi.
Una doverosa precisazione è che i carica batteria per le
batteria al gel/AGM devono essere a con regolazione di voltaggio
o a voltaggio limitato pena un rapido decadimento ed una fine
prematura della batteria.
Conoscere lo stato di carica di una batteria
Per
conoscere lo stato di carica abbiamo a disposizione due metodi
indiretti, uno attraverso la densità dell'elettrolita e
l'altro attraverso la misurazione della tensione. Si può
ricavare lo stato di carica della batteria tramite la densità
dell'elettrolita (cioè la densità della soluzione
di acido solforico e acqua) secondo la tabella seguente valida
a 27°C:
Densità
1,265 - Carica 100%
Densità 1,225 - Carica 75%
Densità 1,190 - Carica 50%
Densità 1,155 - Carica 25%
Densità 1,120 - Scarica completa
La densità si misura con un apposito strumento, il densimetro,
che contiene un galleggiante graduato. Più l'elettrolito
è denso, più il galleggiante per il principio di
Archimede emerge. Esistono densimetri commerciali molto economici
adatti allo scopo. E' utile, se si fa la misura, controllare tutti
gli elementi per verificare che siano tutti allo stesso livello
di carica.
Se
la batteria non è accessibile allora lo stato di carica
si può valutare tramite la tensione si può utilizzando
la seguente tabella valida a 27°C, che mostra la percentuale
di carica e la tensione ai morsetti. Per utilizzarla serve obbligatoriamente
un voltmetro elettronico preciso.
Carica
100% - 12,6 V
Carica 75% - 12,4 V
Carica 50% - 12,2 V
Carica 25% - 12,0 V
Carica 0 - 11,8 V
Se invece notate che la tensione scende al di sotto degli 1.96
V per elemento quindi 11.8 V per una batteria da 12, (escluso
il momento dell'avviamento, dove può scendere per qualche
istante anche a 8 o 10 V ) occorre RICARICARE al più presto
in quanto la batteria è scarica e siamo in zona solfatazione.
Se invece siamo sicuri che la batteria è sufficientemente
carica oppure è stata ricaricata da poco, allora significa
che un elemento ci ha lasciato..... in tal caso sostituirei la
batteria appena possibile.
Usare bene la batteria
Vediamo ora come utilizzare al meglio la batteria allo scopo di
mantenerla operativa per lungo tempo:
1) Non farla mai scaricare troppo, infatti si formerebbero reazioni
chimiche irreversibili come la solfatazione delle piastre che
riducono la capacità della batteria fino ad annullarla
nei casi più gravi.
2) Non caricarla mai troppo o troppo rapidamente se non in caso
di necessità, come già detto, si produrrebbero ebollizioni
(pericoloso con sviluppo di idrogeno) e calerebbe il livello dell'elettrolito,
con aumento della concentrazione di acido solforico e danneggiamento
degli ossidi di piombo (è comunque sufficiente ripristinare
il livello aggiungendo acqua distillata).
3) Non farle erogare mai troppa corrente (salvo l'avviamento che
è inevitabile).
4) Non lasciarla più di un mese senza carica.
5) Non lasciare il livello dell'elettrolito troppo basso: verificare
di tanto in tanto che il livello del liquido sia normale ed in
ogni caso che copra gli elementi al piombo in quanto la porzione
scoperta si solfata rapidamente.
Considerazioni
Come ho già riportato, la principale differenza tra le
batterie da avviamento e quelle marine, oltre al fatto di essere
più o meno ermetiche, sta nel fatto che quelle da avviamento
sono progettate per resistere a molti cicli (diciamo parecchie
centinaia) di scarica del 5%,cioè passaggio dal 100% al
95% di carica, ma per contro reggono pochissimi cicli di scarica
profonda che di solito è intesa dell' 80%, cioè
dal 100% al 20% di carica.
Il caso di scarica totale dalle batterie al
piombo non è preso in considerazione perché è
fatale per tutti i tipi.
Le batterie marine invece sono progettate per resistere a molti
cicli di scarica al 50% , cioè dal 100% al 50% di carica,
mantenendo la possibilità di erogare decenti correnti di
spunto e quindi permettere l'avviamento. Inoltre una batteria
marina ha una corrente di autoscarica minore, diciamo la metà.
A
questo punto sorgono spontanee le seguenti domande:
Come riesco ad usare la mia batteria?
Quanto e quando uso il gommone?
Quali servizi elettrici voglio avere sul gommone?
Che possibilità di ricarica ho?
Quante batterie ho?
L'alternatore è ottimale o no?
Evidentemente non esiste una risposta standard a tutte queste
domande. La durata della nostra batteria dipenderà contemporaneamente
da tutti questi fattori. Per non rischiare di addentrarmi in spiegazioni
complicate e poco comprensibili, propongo alcuni esempi.
Esempio 1
Uso il gommone un week-end al mese più 15 giorni in estate.
Non ho frigorifero,non pratico campeggio nautico e normalmente
ormeggio in banchina senza avere a disposizione la corrente elettrica
per ricaricare.
Ho una sola batteria.
Vediamo : in un anno potrei fare circa 35/50 avviamenti (in ogni
avviamento consumo circa 1-2 Ah per un motore a benzina quindi
conservativamente un ciclo di scarica pari al 5%).
Ogni volta che lascio il gommone, la batteria e' carica al massimo
o comunque più del 90%. Entro un mese torno ad usare il
gommone, quindi il fenomeno della autoscarica non mi preoccupa.
In queste condizioni mi posso aspettare una durata della batteria
molto lunga, mediamente di più di quanto dura su una automobile.
Esempio 2
Ho un frigorifero,GPS, VHF ed ecoscandaglio, uso il gommone un
week-end al mese + 15giorni d'estate, nei week-end amo fare campeggio
nautico o in porti in transito dove non ho la corrente in banchina.
Anche in questo caso possiamo stimare 35- 50 avviamenti all'anno,
i cicli di scarica al 50% possono essere intorno ai 15.
In questo caso potrei aspettarmi una durata inferiore a quella
di una automobile. Se però ho il salpa ancora elettrico
e altri dispositivi che consumano dovrò fare molta attenzione
e dovrò usare il motore almeno 4 o 5 ore al giorno per
mantenere sufficientemente cariche le batterie.
Esempio 3
Uso il gommone solo in estate, mi rimane fermo da novembre a maggio.
Poi lo uso 2 week-end al mese e 15 giorni in estate.
Numericamente siamo a valori simili al caso 1, ma con la differenza
che in inverno la batteria rimane ferma 5 mesi. Se lascio la batteria
in gommone, a maggio la troverò quasi completamente scarica.
Magari riesce a farmi un avviamento, poi il motore la ricarica
e tutto sembra tornare alla normalità, ma quasi sicuramente
il processo di solfatazione sarà progredito e la mia batteria
avrà una capacità inferiore a quella nominale, poniamo
del 40% inferiore. Avrò l'impressione di un ottimo funzionamento,
ma se per caso un giorno il motore non parte al primo colpo, non
parte al secondo.... la batteria non mi consentirà il terzo
tentativo. Inoltre ogni ciclo di scarica più profonda,
anziché del 50%, a causa della ridotta capacità,
diventerà dell' 80% facendo ulteriormente soffrire la batteria.
Probabilmente una batteria montata nuova nel maggio 2005 sarà
da sostituire nell'estate 2006 dopo che mi avrà lasciato
a piedi. Mi conviene quindi portarla a casa in autunno, tenerla
in garage e ricaricarla una volta al mese, oppure lasciarla permanentemente
collegata ad un buon carica batterie elettronico.
Esempio
4:
Faccio campeggio nautico. Userò spesso la radio e le altre
utenze di bordo.
In questo caso la batteria è molto sollecitata in quanto
subirà cicli di scarica consistenti. Diciamo che dopo tre
giorni la batteria verrà usata a livelli di carica che
raramente supereranno l' 80% e diciamo quasi sempre tra il 40%
e l'80%. In questo caso la batteria prende una bella batosta,
che però viene retta un pò meglio per l'uso quotidiano.
Infatti cicli di carica-scarica ravvicinati mantengono in movimento
la soluzione elettrolitica, cosa che riduce lievemente la solfatazione
in quanto una parte degli ossidi solfatati possono precipitare
sul fondo lasciando scoperto del piombo fresco. Diciamo che se
per il resto dell'anno la usiamo bene può durarci forse
un paio di anni, ma non aspettiamoci più di tanto, conviene
tenerla ben controllata.
Cosa si può dedurre:
-una batteria usata bene e non troppo spesso in gommone dura di
più che su una automobile.
-una batteria usata bene e molto dura circa come su una automobile
o un pò meno
-una batteria usata troppo poco dura poco, se non tenuta a casa
nei periodi di inattività sotto un carica batterie elettronico
-una batteria usata male e/o troppo (mi riferisco sempre a scariche
abbastanza profonde) dura poco.
Considero per scontato che il circuito di ricarica dell'alternatore
sia a posto, cioè non carichi oltre i 14 V.
Se mi trovo ad avere spesso cicli di scarica superiori al 20-25%,
allora penserei seriamente ad usare una batteria marina (o denominazioni
equivalenti) per il gommone. Se l'utilizzo medio rimane come nell'esempio
1, non avrei dubbi ad utilizzare batterie di tipo automobilistico,
dando per scontato che non ci sia pericolo di fuoriuscita di acido,
ovvero gommone che comunque non naviga in condizioni estreme di
navigazione battente, o batteria non posta in ambiente particolarmente
delicato (ricordiamoci che la soluzione è acido solforico
al 30% circa), negli altri casi potrebbe essere conveniente una
batteria marina. Se non voglio preoccuparmi troppo della batteria
perché non ne ho voglia, perché non ho adeguate
conoscenze tecniche (non è il vostro caso se leggete tutto
fino in fondo) o per qualsiasi altro motivo, allora conviene usare
una batteria marina che sopporta meglio le scariche prolungate.
Se voglio spendere poco uso le batterie normali mettendo in conto
di cambiarle più spesso.
L'aspetto economico
Non conosco bene il mercato, ma dai pochi dati che ho reperito,
ho l'impressione che il costo della batteria possa essere circa
proporzionale alla durata, almeno in casi di uso medio. Ad esempio:
una batteria tradizionale da 50-100 euro mi potrebbe durare due
anni, mentre una batteria marina da 150-250 euro potrebbe durarmi
5/6 anni (la vita di una marina è circa 3 volte superiore
a quelle tradizionale) . La spesa per anno è la stessa.
Diverso è il caso se siamo in condizioni limite, come in
alcuni degli esempi sopra, oppure dove la sicurezza è importante.
Se ho bisogno di maggiore sicurezza la batteria marina è
superiore, a patto che la sostituisco comunque anche se non è
in fin di vita, ad esempio la sostituisco comunque dopo 4-5 anni
anche se sembra ancora buona.
|
Per
fare i calcoli degli assorbimenti
La potenza si misura in Watt (W)
La corrente si misura in Ampere (A)
La tensione si misura in Volt (V)
Potenza (W) = Volt (V) x Ampere (A)
Esempio: un dispositivo che assorbe 5 A @ 12 V ha una potenza
di 5x12=60 W
Corrente (A) = potenza(W) / Tensione (V)
Esempio: un verricello elettrico da 1000 W assorbe 1000/12= 83.3
A arrotondiamo a circa 84 A.
Considerate, sommando i vari assorbimenti, di non sfruttare la
batteria più del 10-20 % tra una ricarica e l'altra, e
non più del 40-50% se abbiamo una batteria marina.
Un esempio di consumo elettrico per una giornata di navigazione
con una sosta in una caletta:
- Frigorifero 5 A per 18 ore
- Accensione motore da Da 2 a 5 Ah (Benzina o Diesel)
- Salpa ancora da 1000 W 84 A per 1/10 ora
- VHF in ricezione 0.25 A per 12 ore
- VHF in trasmissione 6 A per 1/2 ora
- Caricatore telefonino 0.5 A per 6 ore
Totale consumo: (5x18)+5+ (84x0.1)+(0.25x12)+(6x0.5)+(0.5x6) =
112.4 Ah circa.
Supponendo di avere una batteria da 80 Ah ( che sia l'unica o
che sia dei servizi non importa, è sempre da 80 Ah) significa
che dobbiamo tenere acceso il motore altrimenti non riusciamo
ad alimentare tutto per tanto tempo. Volendo arrivare a scaricare
la batteria del 50% avremmo bisogno di una batteria da circa 250
Ah (attenzione: 250 amperora di capacità effettiva, non
250 A di corrente di spunto!).
Supponendo che l'alternatore carichi la batteria con una corrente
intorno agli 10 - 20 A (dipende molto da caso a caso), possiamo
dedurre che dobbiamo accendere il motore per 6-11 ore circa nell'arco
della giornata, che vanno aumentate del 25% per compensare le
perdite di ricarica.
Non ditemi ma il mio alternatore è da 60 A !
Il vostro alternatore può erogare si una corrente massima
di 60 A, ma la corrente di carica della batteria è la massima
corrente che essa può assorbire senza superare i famosi
14 Volt. Finché la batteria è scarica, la corrente
di carica sarà abbastanza elevata, ma quando comincia ad
avvicinarsi alla carica completa tale corrente diminuisce di molto.
Solo forzando un po' le cose , ovvero caricando a tensione superiore
a 14 V, si riesce a far assorbire più corrente alla batteria
riducendo i tempi di carica. Ciò avviene però a
costo di un ribollimento della soluzione acida, che, come abbiamo
già visto, non è molto conveniente. E' ammissibile
solo in caso di emergenza. Ma il nostro alternatore non può
distinguere i casi di emergenza, perciò: o carica a tensione
più alta di 14 V, ottenendo corti tempi di ricarica ma
con un sovraccarico della batteria nelle lunghe smotorate, o carica
a max 14 Volt, con tempi maggiori di ricarica ma senza danni a
lungo termine.
Allora perché l'alternatore è da 60 A? L'alternatore
da 60 A e' comodo mentre abbiamo il motore acceso: può
alimentare tutti i carichi elettrici (ossia centralina ed impianto
di iniezione che potrebbero consumare circa 35A) e contemporaneamente
caricare la batteria, quindi possiamo eliminare dal bilancio energetico
i carichi alimentati nel tempo in cui lasciamo il motore acceso.
Ad esempio se salpiamo l'ancora col motore acceso possiamo dire
che degli 84 A richiesti dal verricello, 25 sono forniti dall'alternatore
e solo 59 dalla batteria; in questa ottica si potrebbero rifare
i calcoli di cui sopra e scoprire che il motore in realtà
potrebbe essere acceso qualche ora in meno.
Proviamo: Supponiamo di navigare 5 ore in totale, e cerchiamo
di averlo acceso quando usiamo il salpa ancora e cerchiamo di
avere i carichi accesi per quanto possibile nel momento in cui
il motore e' acceso.
Carico, Assorbimento - Con motore
acceso
Accensione motore 5 Ah
Frigorifero 5 A per 19 ore - 5 ore
Salpa ancora da 1000 W 84 A per 1/10 - 1/10 ora
VHF in ricezione 0.25 A per 12 - 5 ore
VHF in trasmissione 6 A per1/2ora - 0 ore
Caricatore telefonino 0.5 A per 6 - ore 5
Ricalcoliamo 5+5x(19-5)+ (84-25x0.75)x0.1+0.25x(12-5)+ 0.5x(6-5)
=83.8 Ah
Vi è da fare la precisazione che al minimo l'alternatore
genera pochi ampere (circa 5 A) ma se spingiamo il motore a 1000
giri/minuto, esso genera correnti dell'ordine del 75% della sua
capacità, ecco spiegato perché ho moltiplicato 25x0.75
Ricarica: 5 ore x25 A = 125 Ah con efficienza di ricarica del
75% pari a 93.8 amperora ed abbiamo così compensato i consumi
.
Metodo pratico per determinare lo stato di invecchiamento della
batteria:
Gli elettrauto hanno uno strumento formato da due puntali collegati
ad un voltmetro e ad una resistenza di basso valore che assorbe
una corrente molto elevata (una specie di molla) . Mettendo i
puntali a contatto coi morsetti, si ha in pochi secondi un indice
di qualità e di carica della batteria. Se la tensione rimane
abbastanza alta anche con una corrente molto elevata allora la
batteria è abbastanza buona. Se la tensione scende sensibilmente
allora la batteria è molto scarica o rovinata.
Chiaramente questa è una misura molto approssimativa, e
solo se si ha un po' di esperienza con tale strumento ed il tipo
di batteria in prova, si può avere una indicazione attendibile.
Un altro metodo è quello di tenere sotto controllo i valori
di tensione con un voltmetro preciso al secondo decimale e collegato
direttamente ai morsetti della batteria, in fase di carica e di
scarica della batteria, e un amperometro (anche di precisione
"normale") sul carica batterie.
Si procede come segue: si lascia la batteria a riposo, cioè
senza niente acceso, e si misura la tensione. Occorre rilevare
il valore esattamente con i due decimali. In base alla tabella
esposta precedentemente, valutiamo la percentuale di carica della
batteria. Poi colleghiamo il carica batterie per un certo tempo,
facendo attenzione alla corrente che passa. Se si hanno delle
variazioni significative occorre annotare l'ora ed il valore,
in modo da sapere quanta corrente è passata. Oppure si
puo' applicare un carico costante e noto per un certo tempo. Poi
si torna a misurare la tensione a vuoto della batteria e si valuta
il nuovo stato di carica della batteria.
Facciamo un esempio: misuriamo una tensione di 12.52 Volt che
corrisponde al 70% circa. Lasciamo il carica batterie collegato
per 2 ore e mezza. Il caricabatteria eroga, per esempio, 4 A abbastanza
costanti. Ha quindi fornito alla batteria 2.5 x 4 = 10 Ah . Lasciamo
riposare la batteria per una mezz'oretta e ricontrolliamo la tensione:
ora misuriamo 12.66 Volt che corrispondono ad una carica dell'80%.
Supponiamo anche che la nostra batteria sia da 80 Ah nominali.
In questo caso i conti tornano: La batteria ha incrementato la
sua carica del 10% La batteria ha un rendimento di circa il 75%.
Ha assorbito 10 Ah x 0.75= 7.5Ah al netto delle perdite Questi
7.5 Ah rappresentano il 10% della capacità reale della
batteria. 7.5 Ah x 100/10 = 75 Ah. 75 è molto vicino ad
80, quindi siamo tranquilli: la batteria è buona.
Se invece, dopo la carica, misuriamo una tensione di 12.80 corrispondente
al 90% di carica, significa che i famosi 7.5 Ah netti corrispondono
ad un 20% della capacità della batteria. Rifacendo il calcolo
otteniamo che: 7.5Ah x 100/20 =37.5Ah di capacità totale
effettiva della batteria: la nostra batteria ha dimezzato la propria
capacità a causa di fenomeni di invecchiamento e/o solfatazione.
Quindi dobbiamo trattarla come una batteria da 40 Ah circa, e
comunque sostituirla, magari non con urgenza ma alla prima occasione,
e nel frattempo tenerla ben carica per evitare altri rapidi deterioramenti.
Potrebbe essere utile anche verificare l'autoscarica: si misura
con precisione la tensione prima di lasciare la gommone per rientrare
a casa (ricordarsi che deve essere da un po' a riposo) e poi la
si ricontrolla quando si ritorna dopo ad esempio un mesetto.
La carica deve essere diminuita di poco, qualche punto percentuale
se la batteria e' marina, 5-10% se è automobilistica. Valori
superiori indicano che l'elettrolito non è più buono,
è inquinato o la batteria è molto vecchia, comunque
conviene pianificare una sostituzione in quanto la batteria "non
tiene la carica".
Conclusioni
Non prendete alla lettera il metodo della tensione per controllare
la carica della batteria, nel senso che errori di misura, variazioni
di temperatura tra le misure, ecc. potrebbero far prendere qualche
granchio. Conviene ripetere le misure più volte. Se si
acquisisce un po' di pratica, si possono ricavare indicazioni
anche osservando gli strumenti di bordo (Voltmetro): per esempio,
se si ha l'impressione che la batteria si ricarichi in tempi troppo
corti e altrettanto tende a scaricarsi più rapidamente
del solito, significa che ha perso una buona fetta della sua capacità,
analogamente se si ricarica apparentemente troppo lentamente potrebbe
avere un elemento in corto o che non tiene la carica, e così
via.
Se avete una batteria sicuramente buona, perché è
quasi nuova (non più di 6 mesi) osservate spesso il voltmetro
e l'eventuale amperometro presente come strumentazione di bordo,
nelle varie condizioni di utilizzo: con le luci accese, con il
motore che sta ricaricando, e cercate di annotarvi mentalmente
gli andamenti (che in questo caso possiamo definire normali) dei
valori di tensione e di corrente nel tempo. Se ci si abitua a
fare queste osservazioni, si sarà in grado di valutare
per tempo eventuali decadimenti delle prestazioni della batteria
e quindi essere in grado di sostituirla prima di rimanere a piedi.
Ovviamente chi non ha voglia di fare tutto questo, può
rivolgersi ad un buon elettrauto di fiducia, dotato anche di un
pò di pazienza, per farsi controllare la batteria almeno
una volta l'anno e prima di navigazioni impegnative.
Impaginato
e postato da Valter Nagliato, autore Franco Vecchi pubblicato
sui siti:
http://www.cantierino.it/Aarticoli/C-Batterie/aBatteria1.html
http://www.maurofornasari.com/tecnica/Batterie1.htm
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