Dal
Sogno ...
Dopo quattro mesi di preparativi, di contatti, di elaborazione
di tutto il programma, nell'utopistica speranza che tutto possa
risultare perfetto, siamo giunti finalmente alla vigilia della
partenza di questo nostro tanto desiderato e voluto raid.
Ora guardo al cielo che si è messo a fare le bizze. E' il 4 giugno,
domani partiamo e da stamani si stanno rovesciando su Milano e
Lombardia diluvi di acqua e grandine. Penso che altri 35 paia
di occhi sono rivolti dove sono rivolti i miei, ma ciò non riesce
a rincuorarmi. Temo che il brutto tempo possa far volgere alla
rinuncia gli ultimi equipaggi "titubanti" che sono rimasti.
Mi corico ricordando come altre volte, nelle settimane passate,
dopo una giornata di acqua a catinelle ci si svegliava accolti
da un sole splendente in un cielo terso, ma non ci spero del tutto,
sarebbe troppo cinematograficamente bello poter partire in un
tripudio di sole e di azzurro.
...
alla realtà
Alba del 5 giugno. Piove in una maniera cordialmente antipatica,
una pioggerellina minuta, sottile, novembrina. Il cielo tutto
coperto e nero, senza uno spiraglio.
Fa decisamente freddo. Alla rinfusa e frettolosamente mettiamo
nei sacchi da viaggio ancora qualche indumento invernale, qualche
pullover di quelli pesanti; lasciamo a casa, a malincuore, tutto
il guardaroba di costumi da bagno. Saltiamo sul pulmino che ci
porterà a Pavia . all'Associazione Motonautica dove ci aspettano
le nostre barche e gli altri "gommonauti". Qui ho una
gradita sorpresa, ci siamo tutti o quasi, un solo equipaggio manca
all'appello, su dieci partecipanti. Qualcuno esita ancora ad uscire
dal calduccio delle macchine ma la vista dei più decisi, che sono
già all'operazione di montaggio dei canotti e degli altri col
canotto già in acqua, li convince e li decide ad unirsi alla compagnia
che intanto si è fatta chiassosa e vivace; s'intrecciano battute
scherzose, motti coniati per l'occasione, tutti hanno il sorriso
sulle labbra.
Nel frattempo la pioggia è cessata e questo rincuora un po' tutti.
Salta il tappo di una bottiglia di spumante per l'immancabile
foto ricordo. Sanno che il grande momento è dunque arrivato, si
parte per davvero!
I caroselli che i primi impazienti avevano iniziato davanti alla
banchina di partenza si fanno più numerosi ed insistenti in un
accavallarsi di scie e di saluti; anche l'ultimo battello è finalmente
in acqua e posso dare il tanto atteso segnale di partenza in un
crepitio di otturatori fotografici e nel ronzio delle cineprese,
tutti vogliono immortalare il fatidico momento. Un ultimo cenno
di saluto agli amici rimasti in banchina e siamo partiti!
Navighiamo in gruppo. Lo spettacolo che offriamo a noi stessi
ed agli altri, pochi sparuti pescatori che ci guardano passare
attoniti dalle rive fradice di pioggia, è davvero entusiasmante.
Riempiamo il fiume di noi, lo stordiamo con il rombo dei nostri
motori, scompigliamo le sue fredde acque e un turbinio di spruzzi
e di scie bianche, diamo alla cinerea natura che ci circonda una
nota di pittoresco colore con i nostri impermeabili gialli, crociati,
i giubbotti rossi, i canotti grigi, neri o gialli. Una festa per
gli occhi.
L'ordine di navigazione è stato disposto in modo che davanti debbano
sempre trovarsi i canotti equipaggiati con motori più piccoli,
i nove CV, e gli altri seguano incolonnati su un'ideale scia ad
un centinaio di metri l'uno dall'altro. Chiude la colonna lo scafo
di Pennati, la nostra assistenza tecnica gommomontata, la cui
funzione predominante per il regolare proseguimento del nostro
raid doveva evidenziarsi di lì a non molto. Poco dopo il Ponte
della Becca, vistosissimo riferimento che segnala il nostro passaggio
dal Ticino al Po, siamo fermi; sono rimasti inspiegabilmente indietro,
dato il poco percorso fatto, tre scafi e Pennati. Ci accingiamo,
canotto con canotto, spegniamo i motori e l'occasione sembra propizia
per scambiarci le prime impressioni di viaggio, le parole bello,
freddo, pioggia, rimbalzano di bocca in bocca. Qualcuno estrae
l'immancabile panino. Ma gli altri non arrivano. Vanno avanti
i "piccoli" mentre noi ci apprestiamo a guadagnare qualche
chilometro trasportati da questo limaccioso Po, mentre una nuvolaglia
sempre più nera si addensa sulle nostre teste. Perdiamo così quasi
un'ora. Finalmente un baffo bianco di spuma ci preannuncia che
qualcuno sta arrivando, ma i baffi sono due, tre
e quattro;
ci siamo tutti, a grandi cenni li faccio proseguire, non c'è tempo
per spiegazioni.
Pennati ha avuto il suo daffare ma non ce ne rendiamo ancora conto.
Do tutto gas mentre la nuvolaglia di sopra si appresta a scaricare
il suo umido contenuto.
Non siamo ancora a Piacenza che scorgiamo alcune barche del nostro
gruppo ridossate ad un compiacente moletto galleggiante, di quelli
fatti con tavole di legno e bidoni di benzina vuoti. Accostiamo.
Il nostro Pennati è già all'opera; si è piantato il motore dell'equipaggio
Prinetti-Paleari, noie alla bobina pare; è mezzogiorno e l'imperturbabile
Prinetti ne approfitta per un rapido ma succulento spuntino.
Intanto apprendiamo che la nostra Assistenza Tecnica è dovuto
intervenire poco prima per uno spinotto tranciato netto da un
ostacolo galleggiante, un'imbarcazione finita in secca con conseguente
lesione alla chiglia ed un'altra, della quale si è dovuto effettuare
lo smontaggio e rimontaggio completo in quanto piena d'acqua imbarcata
in seguito ad un imperfetto montaggio del motore sullo specchio
di poppa. Ci congratuliamo mentalmente con Pennati e con il suo
valido secondo.
Intanto la riparazione al motore di Prinetti-Paleari va per le
lunghe. Pare che la bobina non voglia dare assolutamente corrente
e non ve ne sono di scorta.
"Niente da fare" è il laconico annuncio, proseguiranno
fino a Piacenza con il piccolo tre CV ausiliario e lì si vedrà.
Un'altra ora è così persa. Mi stacco dal moletto a tutto gas,
la prima tappa Pavia-Casalmaggiore è la più lunga, 160 Km. e,
continuando così finiremo con arrivare con il buio, se pure arriveremo;
il dubbio si insinua fra me e la mia bella sicurezza. Presto ascolto
al rombo del mio motore, lo sento possente e regolare,ma non ho
ancora iniziato a rallegrarmene che scorgo, dietro un'ansa un
altro canotto dei nostri fermo, in maniera inequivocabile; ci
avviciniamo, sono i Sigg.ri Chiusoli , di Bologna, marito e moglie
accorsi al richiamo dell'avventuroso viaggio, meritano tutta la
nostra attenzione "Il motore non vuol saperne di partire
, si ferma fatti pochi chilometri" - Alcuni colpi di avviamento
non sortiscono alcun risultato se non quello di liberare dense
nuvolette violacee. Completamente sbagliata la miscela, troppo
ricca, è la diagnosi. Riusciamo con l'aiuto di altri, che nel
frattempo ci hanno raggiunti, a travasare della miscela meno ricca
nella tanica di Chiusoli. Tormentiamo ancora l'avviamento ma questi
rimane muto. Penso con sollievo che Pennati è alle nostre spalle
e che presto ci raggiungerà. Qui si è tutto ingolfato. Arriva
di lì a poco il nostro onnipresente Pennati armato della sua magica
bomboletta spray di etere, una spruzzatina nel carburante e il
diabolico motore si rimette in moto. Ci stacchiamo da S.Nazzaro,
dove raggiungiamo gli altri che ci hanno preceduti ed aspettati.
Il guardiano della chiusa è subito recuperato e si iniziano le
operazioni di riempimento e svuotamento. Dopo mezz'ora pigliamo
a buon andamento verso Cremona, dove arriviamo verso le 17.
Quasi tutti devono rifornirsi di carburante e sostiamo in banchina
per circa 40 minuti, suscitando molto interesse e curiosità fra
i cittadini che passeggiano sul lungofiume, i più si dimostrano
molto ammirati per l'impresa che stiamo facendo (gli striscioni
PAVIA-VENEZIA bene in vista su ogni canotto sono di per se molto
eloquenti) e questo, naturalmente ci lusinga non poco.
Terminiamo il carico di benzina ripartiamo un po' alla spicciolata
alla volta di Casalmaggiore, nostra prima tappa. Noto con rammarico
che il fiume ci porta verso il cattivo tempo; infatti uno scroscio
violento di pioggia ci coglie proprio mentre stiamo ormeggiando
presso la locale sede canottieri, ma ormai ci siamo, ben felici
di esserci ed appena in tempo, copriamo rapidamente le barche
e con una corsa siamo in albergo.
Qui abbiamo la sorpresa di trovare l'equipaggio Prinetti-Paleari
che aveva raggiunto Casalmaggiore via terra dopo essersi procurato
un nuovo motore. Concludiamo la prima giornata del nostro raid
davanti ad una buona tavola imbandita , dove festeggiamo calorosamente
Pennati ed il suo Secondo, perché dobbiamo a loro se siamo di
nuovo tutti insieme, anche dopo una giornata nella quale buona
parte dei motori avevano deciso di piantarci. La nostra assistenza
tecnica si è dimostrata concretamente all'altezza della situazione.
Acqua
sorella e sorellastra
...
Venerdì 6 giugno. La prima impressione che ognuno di noi cerca
, alzandosi, è relativa al tempo, ed ognuno di noi ha la sua bella
delusione: il cielo è sempre coperto di nuvole dense di pioggia
e fa sempre molto freddo, per essere giugno. Leggiamo con piacere
sul quotidiano "La Provincia" un articolo di benvenuto
nel quale si loda con belle e sensibili parole il raid degli "Esploratori
del Po" (saremmo noi). Ringraziamo l'ignoto articolista.
Ci lasciamo alle spalle il bell'approdo di Casalmaggiore salutati
dal solito gruppetto di curiosi. Puntiamo su Borgoforte dove ci
fermiamo per colazione. Sembra che tutto stamattina, proceda per
il meglio. La corrente del fiume è sempre molto forte ed a tratti
anche vorticosa , trascina rami, erbe e tronchi falciati dal violento
temporale di questa notte, che si impigliano e si attorcigliano
sull'albero dell'elica costringendoci a continue , rapide fermate
per liberarcene.
Arriviamo tutti in gruppo all'approdo di Borgoforte, sotto il
ponte ferroviario. Qui l'equipaggio dei Sigg.ri Migliavacca di
Binasco denuncia un imperfetto funzionamento del motore verificatosi
qualche chilometro più a monte. Pennati ed il Secondo salutano
sul battello ed in un attimo quattro sapienti mani armeggiano
su candele, carburatore, pistoni e aggeggi vari dell'illustre
infermo. Andiamo a mangiare con la convinzione che il guasto sarà,
presto e bene, riparato. Siamo a tavola nel locale da Bigio cucina
Bigiolla, tipica trattoria del fiume che fa colore per le stravaganze
insolite del suo proprietario, che contribuisce a portare al massimo
l'allegria ed il buon umore, prerogative che debbo dire, non ci
hanno mai abbandonati per tutto il viaggio. Terminiamo di mangiare
ma Pennati ancora non si vede; lascio gli altri e lo raggiungo
all'ormeggio. Il guasto è più grave di quello che si pensava al
principio, non arriva miscela ad un cilindro ed in questa condizione
è impensabile poter proseguire.
Decidiamo di portare il motore nella vicina Mantova, in un'officina
specializzata per tentare una riparazione urgente o nella peggiore
delle ipotesi per noleggiarne un altro che permette il proseguimento
del viaggio. Vanno Pennati e Migliavacca mentre la signora prende
posto su un altro canotto; partiamo un po' a malincuore alla volta
di Ficarolo. Ci coglie un violento temporale, per fortuna breve;
sono 10 minuti di pioggia tambureggiante da riuscire a malapena
e tenere gli occhi aperti. Il Po è sempre limaccioso e pieno di
detriti boschivi. Nella vicinanza dei ponti di barche bisogna
prestare molta attenzione perché lì la corrente incanalata trascina
via.
Verso il tardo pomeriggio finalmente un sole pallido ed anemico
viene a mitigare un poco tutto il freddo accumulato in questi
giorni. Basta questo perché il fiume cessi di apparirci ostile
e riveli il suo volto amico e compiacente aprendosi tutta la maestosa
grandiosità dei suoi scenari, del verde ombroso delle rive fitte
di alberi. E' tutta la natura che risplende nei suoi semplici
colori.
Siamo a Ficarolo abbastanza presto. Sono le 18. Abbiamo tutto
il tempo per riassettarci, persone e cose. Facciamo un accurato
ormeggio prestando ben orecchio alle previsioni locali che preannunciano
il fiume in aumento. Poi siamo tutti all'argine ad aspettarli.
L'attesa non è lunga.
Alle 21 circa un baffo bianco appare dietro la grande curva chiude
l'orizzonte. Gli sguardi di tutti sono rivolti in quella direzione,
viene puntato l'unico cannocchiale esistente nella compagnia.
Si, sono loro! Un brivido di commossa emozione ci percorre tutti.
Hanno dovuto lasciare il motore a Mantova e sono arrivati spremendo
tutta la potenza di un 9 HP preso a nolo. Ma ora importa essere
tutti uniti perché tutti capiscono che qualsiasi avversità possano
incontrare nella grande avventura che siamo vivendo, non saranno
mai lasciati soli.
La
vince il sole ...
Sabato 7 giugno. Le previsioni dei pescatori locali si sono puntualmente
avverate. Il Po è cresciuto e la lingua di sabbia dove avevamo
lasciato le barche si è trasformata in uno schifoso acquitrino;
saliamo sui canotti portati a spalla dagli amici con stivaloni
lunghi da pesca. Partiamo in un mattino nebbioso e umido. Superiamo
subito il ponte di barche già aperto per una bettolina che risale.
Poco dopo sulla riva sinistra vediamo un grosso accampamento militare
brulicante di vita, forse stanno gettando un ponte di barche,
se ne vede già un moncone aggrappato all'argine, salutiamo con
ampi gesti ai quali rispondono tutti, dall'ultima recluta ai compunti
graduati. Finalmente fa capolino il sole e il cielo si libera,
ne approfittiamo per cercare di arraffare un po' di tintarella,
lasciandoci andare con la corrente intanto che aspettiamo alcuni
che si sono fermati per rifornirsi di carburante. Ci fermiamo
per mezzogiorno a Villanova Marchesana accolti da quasi tutto
il paese e da un simpaticissimo Parroco che vuole sapere tutto
di noi e che ci promette grandi festeggiamenti qualora ritornassimo
ancora il prossimo anno; alla nostra partenza ci vuole benedire
uno per uno unitamente alle nostre imbarcazioni. L'episodio ci
ha messo di buon umore
diciamo meglio, ancor più di buon umore - e filiamo di conserva
verso la chiusa di Volta Grimana che ci immetterà nei canali navigabili
che portano a Chioggia. Il bel tempo finalmente favorisce gli
appassionati della fotografia che si cimentano con le loro macchine
alla ricerca di effetti sempre più personali. Facciamo la chiusa
unitamente ad una grossa bettolina che ci precede; scambiamo notizie
ed informazioni. Poco dopo siamo fuori e diamo tutto gas, entusiasmati
dal paesaggio che ci circonda, sfilano davanti a noi, case, alberi,
donne e ragazzi in bicicletta che ci additano, ci sembra d'essere
dei grandi protagonisti di questo sabato veneziano.
Arriviamo così al Brenta e di qui al mare, che troviamo fortunatamente
calmo come una tavola.
Sfiliamo davanti a Sottomarina, facendo accorrere sul bagnasciuga
i già numerosi bagnanti ed eccoci a Chioggia, dove siamo accolti
dal locale Circolo Nautico con tutti gli onori e con molta gentilezza
ed attenzione per i nostri piccoli problemi. La sera stiamo alzati
fino a tardi, è l'ultima serata del nostro raid e tutti ci sentiamo
di fare un po' bisboccia, l'allegria ed il buon umore non ci fanno
difetto.
Azzurro
di cielo e di mare ...
Domenica 8 giugno. Ci saluta finalmente uno splendido sole. Lasciamo
il Circolo Nautico, al quale vanno tutti i nostri ringraziamenti
per il trattamento veramente signorile riservatoci, e ci sentiamo
euforici mentre in perfetta diligente colonna ci avviamo alla
volta di Venezia seguendo il tracciato lagunare. Dobbiamo rispondere
ai cenni di saluto continuamente rivoltici dalle innumerevoli
imbarcazioni che incrociamo, lance, motoscafi, battelli. Abbiamo
la sensazione di essere degno comparse di questo meraviglioso
scenario naturale. Poco prima delle 11 siamo in San Marco ed entriamo
nel Canal Grande. Sfiliamo per Venezia, recitando la nostra parte
di incalliti navigatori e, rotti a tutte le avversità del destino;
la giornata è splendida, insomma tutto non può essere che splendido.
Ora che è finita in me un senso di vuoto, un profondo rammarico
per dover lasciare i compagni di avventura e per questi giorni,
questi momenti che abbiamo vissuto fino a poco fa e che ora sono
solo dei ricordi in noi.
Tuttavia voglio considerare questo raid non come un esperimento
indimenticabile e irripetibile, ma piuttosto come l'inizio di
un ciclo di avventurose e sempre nuove esperienze che potranno
portarci su itinerari insoliti ed entusiasmanti, a completo appagamento
delle nostre velleità sportive.
Salutando ad uno ad uno gli amici protagonisti di questo raid
Pavia-Venezia 1969, leggo nei loro occhi questa sincera determinazione.
di Angelo Viscardi
Primo Presidente e componente del gruppo soci fondatori del Club
del Gommone
Articolo pubblicato su: "Nautica e Ciclismo Illustrato"
- Agosto 1969