di
Paolo Bossini
Tutto è cominciato a cavallo di
estate e primavera: andiamo, non andiamo, chi c'è, quanti siamo,
chi conosce la zona e tutte le altre domande di rito per potere
pensare di affrontare il Peloponneso.
Alla fine un gruppo di dieci (dicasi dieci) gommoni per un totale
di 24 persone (dicasi 24!!) si è formato e dopo un brief incontro
a casa di Roberto "Pinocchietto" , che ha illustrato il
percorso, le probabili tappe (salvo inconvenienti) i possibili problemi
e soprattutto i vari suggerimenti sui rifornimenti di carburante
e acqua, l'agoniata partenza..
Dopo differenti scelte di trasferimento per raggiungere la Grecia,
il ritrovo era a Lighià dove ci si è ritrovati, più o meno già stanchi,
il 3 agosto, venerdì, e come da buone abitudini in acqua e pronti
via, a manetta verso Meganissi.
Pochi chilometri, una classica tappa di piccolo trasferimento iniziale,
per sedersi a tavola e affrontare il primo impegno mangereccio ma
principalmente la prima notte in gommone per i neofiti.
Montate le tende (per la prima volta con lo scopo di utilizzo vero)
tutti a nanna.
Una notte passata bene, tranquilla, in un posto accogliente, salvo
che per Antonio (Antonioooooooooooo) che ha voluto passare tutta
la notte a bere, ascoltare musica, cantare e fare casino con l'equipaggio
di una barca a vela di ragazzotti .
Poi naturalmente al mattino era un po' scosso e provato
vista
l'età.
Primo trasferimento con un attimo di panico quando il povero Arcibaldo
ha avuto ancora problemi di serbatoio.
Scoramento del barone Danilo e lacrime della marchesa Ketty: la
prima reazione era di rinunciare alla vacanza e tornare indietro
ma la ferma opposizione di tutto il gruppo che li ha minacciati
"se tornate voi, torniamo tutti!" ( e per fortuna hanno
deciso di continuare!!!) li ha fatti desistere e con qualche artificio,
usando serbatoi alternativi, abbiamo potuto proseguire.
Prima tappa, con navigazione molto buona, a Katacolo, sotto Olimpia.
Sistemazione ottimale, un porto largo senza problemi con la prima
avventura per la benzina.
Il Benzinaio, chiamato telefonicamente attraverso la capitaneria,
porta con sé (dice) 1.100 litri di benzina, ma non ha contatore
e manovra la pompa con una pinza!!
Risultato: benzina dappertutto (vero Roberto??), moccoli e sacrestie
aperte.
E oltretutto il furbone pretendeva di andarsene velocemente, promettendo
un ritorno per la mattina successiva.
Ma lo scellerato non sapeva che del gruppo faceva parte la marchesa
Ketty Arcibalda De Villanzon, che provvedeva a redarguirlo per i
bruschi e poco eleganti modi, sparandogli in faccia un "Doucement,
Villanzone!!"
Una serata piuttosto travagliata, finita poi a tavola da un vecchio
amico del club, titolare di un ristorante sul lungomare.
Una
serata piuttosto travagliata anche per altri due fatti: primo, l'amico
ristoratore, che ha rotto i c
.per tutta la sera cantando canzoni
italiane, ci ha sparato un conto da via Montenapo e non da Grecia;
secondo il benzinaio è venuto a cena nello stesso ristorante e ci
ha offerto cinque birre (e tutti ci siamo chiesti quanti litri ci
aveva fregato!!!).
Ma va bene così.
E a questo punto della storia, il primo inatteso scoop: il barone
Danilo Arcibaldo tende ad addormentarsi ad una certa ora. Ma la
marchesa
vigila e non appena lui prova a chiudere gli
occhi lei parte con un "CICCIO!!!!".
Lasciamo alla immaginazione del lettore il brusco risveglio del
nostro povero barone!
La mattina dopo il folto gruppo si è diviso: gli intellettuali a
vedere Olimpia, i frou frou a fare il bagno.
Per entrambi due spettacoli unici: per gli intellettuali la meraviglia
del luogo di nascita delle Olimpiadi, per i frou frou, migliaia
di meduse, enormi, bianche, che venivano portate dalle correnti
in un mare che lascia senza fiato.
Qualche piccolo problema per Attilio "Orso Solitario"
: il suo gommone imbarca (tanta) acqua, quindi proviamo a mettere
i tappi poi si vedrà. Vi lasciamo immaginare il suo umore alla scoperta
che anche la doccia non funziona!
La mattina successiva, smontate le tende (ormai tutti sono diventati
esperti, non delle tende ma nello sparare moccoli), verificato che
l'Orso sembra non imbarcare più acqua (e tornò quasi sereno) partenza
con destinazione Pilos.
Benzinaio abbastanza vicino e gentile (ci aiuta nel trasporto con
la sua vecchia auto), e avanti e indrè con floscioni e taniche.
Poi ormeggio e cena sul mare.
Mattina successiva partenza con direzione Porto Kaghio con un mare
piatto che sembrava uno specchio, con 23 miglia di navigazione dove
c'eravamo solo noi e la foschia all'orizzonte, e con fermata intermedia
alle grotte di Diros, che sono uno spettacolo della natura.
Cunicoli che si estendono per tre chilometri in una atmosfera surreale
che mette i brividi, fuori 40 gradi, dentro fa freddo.
All'uscita lo spettacolo nello spettacolo: One Man Show di Attilio
"Orso Solitario" , che sciorina tutte le parole delle
canzoni dei Beatles che si ricorda, per arrabbiarsi in inglese con
i guardiani, colpevoli di avere fatto entrare nelle grotte un cagnolino
e di avere lasciato fuori il povero Rapi.
Alla fine il nostro eroe l'ha spuntata ed è riuscito a farsi rendere
i soldi del biglietto!!
Poi con calma abbiamo fatto un bagno in alto mare, Arcibaldo e chi
vi scrive, hanno visto un marlin saltare fuori dall'acqua, e via
direzione Porto Kaghio, quattro case per otto abitanti in una baia
mozzafiato.
Un paio di giorni in questo posto tanto fantastico quanto tranquillo.
Un piccolo gruppo viene accompagnato da un dottore greco, che ha
studiato in Italia e ha sposato una italiana, a visitare i resti
di una città sprofondata nelle acque. Le forme sono molto ben definite
e si possono ammirare anche i resti un mosaico.
Il giorno successivo, salutiamo Porto Kaghio e ci muoviamo in direzione
Kithira.
Arriviamo nel porto, ormeggiamo e qui nasce il nuovo nome di battaglia
per Roberto e Antoniooooooooo .
I fatti stanno così.
I due affermano che in una cittadina di questa splendida isola,
a poche miglia da dove siamo noi, ci sono due soci del club a passare
le loro vacanze, che hanno provato a chiamarli per telefono, ma
non sono riusciti ad avere risposta. Il passo è breve: andiamo noi
due a cercarli, sappiamo dove sono, voi no, restate qui, è inutile
andare tutti, non sappiamo nemmeno come sono gli ormeggi, magari
non c'è posto per tutti, e poi la benzina
..teniamola da conto.
E così fu.
Passa qualche ora e i due ritornano: I soci? no, non li hanno trovati,
anzi per l'esattezza non sono nemmeno arrivati al paese dove i due
dovrebbero risiedere, hanno fatto qualche tentativo ancora col telefono,
ma poi strada facendo si sono ricordati che lì vicino, in un paesino,
c'è un ristorantino che cucina ottimi spaghetti all'aragosta e così
hanno pensato di non andare oltre, alla cieca, senza sapere se avrebbero
trovato i due amici, ma di fermarsi a sfamarsi.
I PINOCCHIETTI!!!!!!!!
Poi
una serata in riva al mare, con ristorante sulla battigia.
E il barone Danilo Arcibaldo, ormai per tutti diventato Ciccio,
che per tutta la cena ha avuto il mare alle spalle, decide di girare
la sedia, scusandosi nobilmente con il proprio dirimpettaio per
la nobilschiena, e di ammirare questa deliziosa baietta.
Ma
la cena abbondante, la giornata calda, la lunga navigazione
e la digestione avanzante fanno sì che le palpebre diventino pesanti
e gli occhi tendano a chiudersi.
La posizione è ideale, la marchesa chiacchiera amabilmente, anzi
tiene proprio banco, è quindi distratta e il barone si addormenta
, ma nella notte piena di stelle si ode un grido: "CICCIO!!!!!!"
e l'incantesimo finisce.
La mattina successiva le condizioni del mare non promettono molto
bene, tutta la notte c'è stato vento e infatti all'uscita del porto,
in direzione Elafonissi, sì proprio quella scritta sul gommone Presidenziale,
il mare è alquanto tosto.
Dopo una navigazione così così, arriviamo a Elafonissi, altra baia
da incanto.
Ormeggiamo per fare un bagno in quest'acqua cristallina e durante
le varie manovre, si sente un agghiacciante urlo "Ciccio, cosa
fai, ma sei proprio rimbambito!!"
Il silenzio, in certi casi (e il sottoscritto ne sa qualcosa) è
d'obbligo.
Dopo il bagno ci si dirige verso Neapoly, per la notte, salvo Udde
e Stefano che decidono di dormire in rada.
A Neapoly, ormeggio nella darsena dei pescatori, con qualche difficoltà,
doccia selvaggia al rubinetto in banchina (con sfoggio da parte
di Orso Solitario di una bellissima canna gialla a spirale), passeggiatina
in paese, che ormai è uno di quelli con tutti i servizi "civili",
banca, posta, bar, boutique, annessi e connessi che ci fanno capire
di avere ormai lasciato il paradiso del primo tratto di Peloponneso
E la sera, alla piccola taverna, spaghetti all'aragosta per tutti
con pubbliche scuse della Marchesa a Ciccio per il rimbambito di
qualche ora prima.
Partenza al mattino, sempre di buon'ora, per Monemvassia, particolare
cittadina arroccata su una montagna, semi diroccata, sicuramente
affascinante da visitare più per i resti della case e la vista sul
mare che non per le boutiques.
Cena a gruppi sul porto, con degustazione violenta dei gyros.
La tappa successiva doveva portarci subito verso Spetses, ma Roberto
Pinocchietto è costretto alla sostituzione della girante, fatto
che ci consente di vedere una specie di fiordo (Hyeraka), proprio
di fianco a Monenvassia.
Dopo la riparazione brillantemente eseguita da un team di esperti,
mentre Udde provvedeva a uccidere definitivamente un Selva di un
signore greco che vedendoci tutti così operosi pensava di poterci
affidare il suo motore non funzionante nella speranza di un miracolo,
potevamo ripartire alla volta di Porto Hely, dove arrivavamo piuttosto
tardi e dove si decideva di dormire in rada.
Tutti tranne l'Orso che, girata la prua in direzione di un mega
albergo, dava gas e scompariva verso una camera di marmo piastrellata,
con doccia veramente calda e, lasciatemelo dire, cesso vero!
Gli altri, col sottoscritto smoccolante per il fondo melmoso che
attanagliava le ciabatte in una morsa violenta, si apprestavano
alla prima vera notte marina in rada.
Su ogni gommone veniva montata la tenda e si preparavano le vivande
per la cena, parca, modesta. Con quelle poche cose acquistate all'ultimo
paese.
Tutti salvo Stefano, sì proprio lui, quello che sul gommone ha proprio
tutto il minimo indispensabile, qualche chilo di pasta, qualche
tolla di pommarola, qualche litro di lambrusco, bagno, cucina, lavandino.
Comunque tutti hanno mangiato e, dopo cena, come d'incanto, da un
gommone non meglio identificato, qualcuno ha fatto partire musiche
degli anni sessanta e come per magia su alcuni gommoni si è cominciato
a ballare.
Udde e Anna scatenati, Adriano "quellochedovevagorladevoandareanchioguaiadio"
e Andreina "dolcezza Ginger Roger"Villa si libravano in
60 centimetri quadri, rischiando l'osso del collo.
Poi tutti insieme con il naso all'insù per ammirare una delle stellate
più limpide e pulite mai viste.
Al mattino partenza per Poros ma le condizioni del mare, veramente
fetenti, ci costringono a una tappa non prevista a Ermioni.
Solo al giorno dopo riaffrontiamo il mare e arriviamo a Poros per
una nuova notte in rada, altrettanto splendida come la prima, con
un piccolo gruppetto che zitti zitti quatti quatti si è sparato
senza dire nulla spaghetti con ostriche pescate in quello stesso
fondo!!
Sveglia presto e traversata piuttosto dura verso Lavrio,
Arriviamo sotto il tempio di Poseideon stanchi e provati per avere
finalmente toccato da vicino il famoso Meltemi, che è veramente
fetente come dicono.
In compenso la Marina Olimpic è veramente molto bella e attrezzata,
benzinaio, docce, negozio, lavanderia.
Tutto tranne i taxi per andare al tempio, che impiegano una vita
per farci arrivare poi in ritardo rispetto al tramonto che è noto
per essere quello più bello del mondo.
In più non tornano a riprendere il piccolo gruppo che era salito
al tempio costringendoli a richieste di autostop per ben nove persone.
In compenso dopo avere visto quello che restava di quel tramonto
(che per fortuna aveva molta foschia) nella discesa insieme ai nostri
c'era un gruppo di ragazzi ungheresi appartenenti a un coro, che
ha intonato una melodia stupenda in quello scenario unico.
Cena da un ristoratore vecchio amico del club con altro salasso
(dagli amici mi guardi
.)
e al mattino partenza per Atene.
Arrivo a Kalamaki e giornata libera con visita all'Acropoli e alla
placa.
Da Atene in direzione Corinto, con mare shakerato. All'arrivo show
sul molo del solito rompiballe Bossini con la sua gentile metà che
lo ha mandato a quel paese senza mezzi termini.
Ci tocca aspettare fino a sera perché dall'altra parte sembra che
ci sia mare forza 7/8.
Giornata un po' noiosa, con visita della capitaneria chiamata da
alcuni bagnanti rompiballe, preoccupati nel vedere tutti questi
gommoni nella loro baia, risolta comunque senza problemi.
Pranzo in taverna e un pizzico di movimento quando Jacopo è rimasto
con una gamba incastrata nello scivolo e Lucio è riuscito a scorticarsi
la pelata nel tettuccio dello scivolo stesso.
Alla fine, verso le otto di sera ci fanno passare e finalmente proviamo
l'emozione di questo passaggio tanto decantato e ci rendiamo conto
che veramente ne vale la pena.
Dall'altra parte ormai è buio e all'uscita andiamo spediti verso
quello che dovrebbe essere l'imbocco del porto di Corinto.
Purtroppo però le segnalazioni sono carenti e quindi superiamo il
porto. Fatto dietrofront ci rendiamo conto che il mare che ci sospingeva
da poppa è un po' più alto di quello che si pensava.
Arriviamo comunque in porto, ormeggiamo sotto gli occhi della gente
che passeggia, qualcuno (due) decide di andare a dormire in albergo
mentre gli altri, dopo avere montato le tende, si riversano alla
ricerca di cibo.
Il giorno successivo so spende tutta la giornata a cazzeggiare,
visto che il mare è ancora alto ed è sconsigliabile muoversi, quindi
giri, giretti, benzina, cazzeggio, pisolini.
Antonioooooooooooooooooooo conferma il suo soprannome con l'ennesima
previsione cannata (dopo le sei cala! - sì le braghe!!!) da colonnello
Bernacca.
La sera ci si da appuntamento per la mattina con sveglia alle 5,30:
se il mare sarà buono
..via di corsa. E così è: il mare è un
olio e dopo una rapida colazione alle 6 ci lanciamo verso Itea.
Percorso stupendo con mare ideale.
Arriviamo nel nuovo porto e ci fondiamo a bloccare i taxi per visitare
la vicina Delfi, altro spettacolo di storia dell'arte.
La sera, ritrovandoci per cena, senza Orso Solitario, in preda ad
una crisi di rigetto, veniamo a sapere le ultime notizie dalla Croazia,
dove sembra che Pino "manetta" abbia tamponato uno!!!
Sicuramente un argomento che terrà banco nei lunghi e freddi giovedì
del prossimo inverno.
Al mattino sveglia quasi comoda per un rapido trasferimento nella
splendida Trizomia, un posticino che proprio ne vale la pena!! Bello
e comodo l'attracco, bello il paesino poco spostato, gradevolissima
la spiaggetta, e altrettanto le taverne.
Bella giornata all'indice del relax e bella serata.
Poi, l'ultimo giorno tutti insieme, nel senso che Stefano, Orso
Solitario e "Brontolo" Bossini non rientrano a Lighia
ma si dirigono a Zacinto, in assoluto il posto più bello di tutto
il giro. Peccato che il resto del gruppo non abbia potuto vederla.
Salvo la cittadina, assolutamente caotica e incasinata, l'isola
è un paradiso terrestre, con centinaia di grotte dove è possibile
entrare col gommone, spiaggette da urlo, magnifica quella del relitto
ma ve ne sono di altrettanto se non più belle, testuggini che fanno
capolino, ti guardano e si immergono.
Due giorni di total relax, sole, mare, bagni, cibo (ottima la spaghettata
a bordo del Perondi di Stefano).
Poi tappa a Cefalonia, niente di speciale, ma comunque bella (!)
e appuntamento con il gruppo che arriverà a Itaca il giorno dopo
per una gita giornaliera.
Itaca molto bellina, molto commerciale, tutta una boutique stile
Portofino, tanta, troppa gente.
Giretto, bagnetto e pranzetto in caletta, dove riusciamo a fare
scappare una vela ormeggiata già da prima del nostro arrivo, e poi
rientro verso Lighia per gli ultimi giorni, dedicati a riposare
le stanche membra degli stanchi membri dei vari equipaggi e relativa
ultima cena con Angela, nostro appoggio non solo spirituale in loco
Conclusioni.
Oltre 1.500 chilometri percorsi, tanti litri di benzina consumati
(anche se qualcuno mente spudoratamente su quanto ha speso in carburante
per fare vedere che il suo motore consuma poco), 24 persone in movimento
(non poche per la logistica del nutrimento) per dieci gommoni.
Un giro bello e importante, sicuramente impegnativo, stressante,
faticoso, ma assolutamente da fare.
Un sorta di "tacca" sul gommone di un gommonauta, che
non può mancare.
Un giro da affrontare con il giusto spirito, consapevoli dei sacrifici
e delle privazioni cui si sarà soggetti. Insomma
.un giro da
fare.
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