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Grecia 2001 - Peloponneso

di Paolo Bossini

Tutto è cominciato a cavallo di estate e primavera: andiamo, non andiamo, chi c'è, quanti siamo, chi conosce la zona e tutte le altre domande di rito per potere pensare di affrontare il Peloponneso.
Alla fine un gruppo di dieci (dicasi dieci) gommoni per un totale di 24 persone (dicasi 24!!) si è formato e dopo un brief incontro a casa di Roberto "Pinocchietto" , che ha illustrato il percorso, le probabili tappe (salvo inconvenienti) i possibili problemi e soprattutto i vari suggerimenti sui rifornimenti di carburante e acqua, l'agoniata partenza..
Dopo differenti scelte di trasferimento per raggiungere la Grecia, il ritrovo era a Lighià dove ci si è ritrovati, più o meno già stanchi, il 3 agosto, venerdì, e come da buone abitudini in acqua e pronti via, a manetta verso Meganissi.
Pochi chilometri, una classica tappa di piccolo trasferimento iniziale, per sedersi a tavola e affrontare il primo impegno mangereccio ma principalmente la prima notte in gommone per i neofiti.
Montate le tende (per la prima volta con lo scopo di utilizzo vero) tutti a nanna.
Una notte passata bene, tranquilla, in un posto accogliente, salvo che per Antonio (Antonioooooooooooo) che ha voluto passare tutta la notte a bere, ascoltare musica, cantare e fare casino con l'equipaggio di una barca a vela di ragazzotti .
Poi naturalmente al mattino era un po' scosso e provato……vista l'età.
Primo trasferimento con un attimo di panico quando il povero Arcibaldo ha avuto ancora problemi di serbatoio.
Scoramento del barone Danilo e lacrime della marchesa Ketty: la prima reazione era di rinunciare alla vacanza e tornare indietro ma la ferma opposizione di tutto il gruppo che li ha minacciati "se tornate voi, torniamo tutti!" ( e per fortuna hanno deciso di continuare!!!) li ha fatti desistere e con qualche artificio, usando serbatoi alternativi, abbiamo potuto proseguire.
Prima tappa, con navigazione molto buona, a Katacolo, sotto Olimpia.
Sistemazione ottimale, un porto largo senza problemi con la prima avventura per la benzina.
Il Benzinaio, chiamato telefonicamente attraverso la capitaneria, porta con sé (dice) 1.100 litri di benzina, ma non ha contatore e manovra la pompa con una pinza!!
Risultato: benzina dappertutto (vero Roberto??), moccoli e sacrestie aperte.
E oltretutto il furbone pretendeva di andarsene velocemente, promettendo un ritorno per la mattina successiva.
Ma lo scellerato non sapeva che del gruppo faceva parte la marchesa Ketty Arcibalda De Villanzon, che provvedeva a redarguirlo per i bruschi e poco eleganti modi, sparandogli in faccia un "Doucement, Villanzone!!"
Una serata piuttosto travagliata, finita poi a tavola da un vecchio amico del club, titolare di un ristorante sul lungomare.
Una serata piuttosto travagliata anche per altri due fatti: primo, l'amico ristoratore, che ha rotto i c….per tutta la sera cantando canzoni italiane, ci ha sparato un conto da via Montenapo e non da Grecia; secondo il benzinaio è venuto a cena nello stesso ristorante e ci ha offerto cinque birre (e tutti ci siamo chiesti quanti litri ci aveva fregato!!!).
Ma va bene così.
E a questo punto della storia, il primo inatteso scoop: il barone Danilo Arcibaldo tende ad addormentarsi ad una certa ora. Ma la marchesa……vigila e non appena lui prova a chiudere gli occhi lei parte con un "CICCIO!!!!".
Lasciamo alla immaginazione del lettore il brusco risveglio del nostro povero barone!
La mattina dopo il folto gruppo si è diviso: gli intellettuali a vedere Olimpia, i frou frou a fare il bagno.
Per entrambi due spettacoli unici: per gli intellettuali la meraviglia del luogo di nascita delle Olimpiadi, per i frou frou, migliaia di meduse, enormi, bianche, che venivano portate dalle correnti in un mare che lascia senza fiato.
Qualche piccolo problema per Attilio "Orso Solitario" : il suo gommone imbarca (tanta) acqua, quindi proviamo a mettere i tappi poi si vedrà. Vi lasciamo immaginare il suo umore alla scoperta che anche la doccia non funziona!
La mattina successiva, smontate le tende (ormai tutti sono diventati esperti, non delle tende ma nello sparare moccoli), verificato che l'Orso sembra non imbarcare più acqua (e tornò quasi sereno) partenza con destinazione Pilos.
Benzinaio abbastanza vicino e gentile (ci aiuta nel trasporto con la sua vecchia auto), e avanti e indrè con floscioni e taniche. Poi ormeggio e cena sul mare.
Mattina successiva partenza con direzione Porto Kaghio con un mare piatto che sembrava uno specchio, con 23 miglia di navigazione dove c'eravamo solo noi e la foschia all'orizzonte, e con fermata intermedia alle grotte di Diros, che sono uno spettacolo della natura.
Cunicoli che si estendono per tre chilometri in una atmosfera surreale che mette i brividi, fuori 40 gradi, dentro fa freddo.
All'uscita lo spettacolo nello spettacolo: One Man Show di Attilio "Orso Solitario" , che sciorina tutte le parole delle canzoni dei Beatles che si ricorda, per arrabbiarsi in inglese con i guardiani, colpevoli di avere fatto entrare nelle grotte un cagnolino e di avere lasciato fuori il povero Rapi.
Alla fine il nostro eroe l'ha spuntata ed è riuscito a farsi rendere i soldi del biglietto!!
Poi con calma abbiamo fatto un bagno in alto mare, Arcibaldo e chi vi scrive, hanno visto un marlin saltare fuori dall'acqua, e via direzione Porto Kaghio, quattro case per otto abitanti in una baia mozzafiato.
Un paio di giorni in questo posto tanto fantastico quanto tranquillo. Un piccolo gruppo viene accompagnato da un dottore greco, che ha studiato in Italia e ha sposato una italiana, a visitare i resti di una città sprofondata nelle acque. Le forme sono molto ben definite e si possono ammirare anche i resti un mosaico.
Il giorno successivo, salutiamo Porto Kaghio e ci muoviamo in direzione Kithira.
Arriviamo nel porto, ormeggiamo e qui nasce il nuovo nome di battaglia per Roberto e Antoniooooooooo .
I fatti stanno così.
I due affermano che in una cittadina di questa splendida isola, a poche miglia da dove siamo noi, ci sono due soci del club a passare le loro vacanze, che hanno provato a chiamarli per telefono, ma non sono riusciti ad avere risposta. Il passo è breve: andiamo noi due a cercarli, sappiamo dove sono, voi no, restate qui, è inutile andare tutti, non sappiamo nemmeno come sono gli ormeggi, magari non c'è posto per tutti, e poi la benzina…..teniamola da conto.
E così fu.
Passa qualche ora e i due ritornano: I soci? no, non li hanno trovati, anzi per l'esattezza non sono nemmeno arrivati al paese dove i due dovrebbero risiedere, hanno fatto qualche tentativo ancora col telefono, ma poi strada facendo si sono ricordati che lì vicino, in un paesino, c'è un ristorantino che cucina ottimi spaghetti all'aragosta e così hanno pensato di non andare oltre, alla cieca, senza sapere se avrebbero trovato i due amici, ma di fermarsi a sfamarsi.
I PINOCCHIETTI!!!!!!!!

Poi una serata in riva al mare, con ristorante sulla battigia.
E il barone Danilo Arcibaldo, ormai per tutti diventato Ciccio, che per tutta la cena ha avuto il mare alle spalle, decide di girare la sedia, scusandosi nobilmente con il proprio dirimpettaio per la nobilschiena, e di ammirare questa deliziosa baietta.
Ma…la cena abbondante, la giornata calda, la lunga navigazione e la digestione avanzante fanno sì che le palpebre diventino pesanti e gli occhi tendano a chiudersi.
La posizione è ideale, la marchesa chiacchiera amabilmente, anzi tiene proprio banco, è quindi distratta e il barone si addormenta , ma nella notte piena di stelle si ode un grido: "CICCIO!!!!!!" e l'incantesimo finisce.
La mattina successiva le condizioni del mare non promettono molto bene, tutta la notte c'è stato vento e infatti all'uscita del porto, in direzione Elafonissi, sì proprio quella scritta sul gommone Presidenziale, il mare è alquanto tosto.
Dopo una navigazione così così, arriviamo a Elafonissi, altra baia da incanto.
Ormeggiamo per fare un bagno in quest'acqua cristallina e durante le varie manovre, si sente un agghiacciante urlo "Ciccio, cosa fai, ma sei proprio rimbambito!!"
Il silenzio, in certi casi (e il sottoscritto ne sa qualcosa) è d'obbligo.
Dopo il bagno ci si dirige verso Neapoly, per la notte, salvo Udde e Stefano che decidono di dormire in rada.
A Neapoly, ormeggio nella darsena dei pescatori, con qualche difficoltà, doccia selvaggia al rubinetto in banchina (con sfoggio da parte di Orso Solitario di una bellissima canna gialla a spirale), passeggiatina in paese, che ormai è uno di quelli con tutti i servizi "civili", banca, posta, bar, boutique, annessi e connessi che ci fanno capire di avere ormai lasciato il paradiso del primo tratto di Peloponneso
E la sera, alla piccola taverna, spaghetti all'aragosta per tutti con pubbliche scuse della Marchesa a Ciccio per il rimbambito di qualche ora prima.
Partenza al mattino, sempre di buon'ora, per Monemvassia, particolare cittadina arroccata su una montagna, semi diroccata, sicuramente affascinante da visitare più per i resti della case e la vista sul mare che non per le boutiques.
Cena a gruppi sul porto, con degustazione violenta dei gyros.
La tappa successiva doveva portarci subito verso Spetses, ma Roberto Pinocchietto è costretto alla sostituzione della girante, fatto che ci consente di vedere una specie di fiordo (Hyeraka), proprio di fianco a Monenvassia.
Dopo la riparazione brillantemente eseguita da un team di esperti, mentre Udde provvedeva a uccidere definitivamente un Selva di un signore greco che vedendoci tutti così operosi pensava di poterci affidare il suo motore non funzionante nella speranza di un miracolo, potevamo ripartire alla volta di Porto Hely, dove arrivavamo piuttosto tardi e dove si decideva di dormire in rada.
Tutti tranne l'Orso che, girata la prua in direzione di un mega albergo, dava gas e scompariva verso una camera di marmo piastrellata, con doccia veramente calda e, lasciatemelo dire, cesso vero!
Gli altri, col sottoscritto smoccolante per il fondo melmoso che attanagliava le ciabatte in una morsa violenta, si apprestavano alla prima vera notte marina in rada.
Su ogni gommone veniva montata la tenda e si preparavano le vivande per la cena, parca, modesta. Con quelle poche cose acquistate all'ultimo paese.
Tutti salvo Stefano, sì proprio lui, quello che sul gommone ha proprio tutto il minimo indispensabile, qualche chilo di pasta, qualche tolla di pommarola, qualche litro di lambrusco, bagno, cucina, lavandino.
Comunque tutti hanno mangiato e, dopo cena, come d'incanto, da un gommone non meglio identificato, qualcuno ha fatto partire musiche degli anni sessanta e come per magia su alcuni gommoni si è cominciato a ballare.
Udde e Anna scatenati, Adriano "quellochedovevagorladevoandareanchioguaiadio" e Andreina "dolcezza Ginger Roger"Villa si libravano in 60 centimetri quadri, rischiando l'osso del collo.
Poi tutti insieme con il naso all'insù per ammirare una delle stellate più limpide e pulite mai viste.
Al mattino partenza per Poros ma le condizioni del mare, veramente fetenti, ci costringono a una tappa non prevista a Ermioni.
Solo al giorno dopo riaffrontiamo il mare e arriviamo a Poros per una nuova notte in rada, altrettanto splendida come la prima, con un piccolo gruppetto che zitti zitti quatti quatti si è sparato senza dire nulla spaghetti con ostriche pescate in quello stesso fondo!!
Sveglia presto e traversata piuttosto dura verso Lavrio,
Arriviamo sotto il tempio di Poseideon stanchi e provati per avere finalmente toccato da vicino il famoso Meltemi, che è veramente fetente come dicono.
In compenso la Marina Olimpic è veramente molto bella e attrezzata, benzinaio, docce, negozio, lavanderia.
Tutto tranne i taxi per andare al tempio, che impiegano una vita per farci arrivare poi in ritardo rispetto al tramonto che è noto per essere quello più bello del mondo.
In più non tornano a riprendere il piccolo gruppo che era salito al tempio costringendoli a richieste di autostop per ben nove persone. In compenso dopo avere visto quello che restava di quel tramonto (che per fortuna aveva molta foschia) nella discesa insieme ai nostri c'era un gruppo di ragazzi ungheresi appartenenti a un coro, che ha intonato una melodia stupenda in quello scenario unico.
Cena da un ristoratore vecchio amico del club con altro salasso (dagli amici mi guardi……….)
e al mattino partenza per Atene.
Arrivo a Kalamaki e giornata libera con visita all'Acropoli e alla placa.
Da Atene in direzione Corinto, con mare shakerato. All'arrivo show sul molo del solito rompiballe Bossini con la sua gentile metà che lo ha mandato a quel paese senza mezzi termini.
Ci tocca aspettare fino a sera perché dall'altra parte sembra che ci sia mare forza 7/8.
Giornata un po' noiosa, con visita della capitaneria chiamata da alcuni bagnanti rompiballe, preoccupati nel vedere tutti questi gommoni nella loro baia, risolta comunque senza problemi.
Pranzo in taverna e un pizzico di movimento quando Jacopo è rimasto con una gamba incastrata nello scivolo e Lucio è riuscito a scorticarsi la pelata nel tettuccio dello scivolo stesso.
Alla fine, verso le otto di sera ci fanno passare e finalmente proviamo l'emozione di questo passaggio tanto decantato e ci rendiamo conto che veramente ne vale la pena.
Dall'altra parte ormai è buio e all'uscita andiamo spediti verso quello che dovrebbe essere l'imbocco del porto di Corinto.
Purtroppo però le segnalazioni sono carenti e quindi superiamo il porto. Fatto dietrofront ci rendiamo conto che il mare che ci sospingeva da poppa è un po' più alto di quello che si pensava.
Arriviamo comunque in porto, ormeggiamo sotto gli occhi della gente che passeggia, qualcuno (due) decide di andare a dormire in albergo mentre gli altri, dopo avere montato le tende, si riversano alla ricerca di cibo.
Il giorno successivo so spende tutta la giornata a cazzeggiare, visto che il mare è ancora alto ed è sconsigliabile muoversi, quindi giri, giretti, benzina, cazzeggio, pisolini.
Antonioooooooooooooooooooo conferma il suo soprannome con l'ennesima previsione cannata (dopo le sei cala! - sì le braghe!!!) da colonnello Bernacca.
La sera ci si da appuntamento per la mattina con sveglia alle 5,30: se il mare sarà buono…..via di corsa. E così è: il mare è un olio e dopo una rapida colazione alle 6 ci lanciamo verso Itea.
Percorso stupendo con mare ideale.
Arriviamo nel nuovo porto e ci fondiamo a bloccare i taxi per visitare la vicina Delfi, altro spettacolo di storia dell'arte.
La sera, ritrovandoci per cena, senza Orso Solitario, in preda ad una crisi di rigetto, veniamo a sapere le ultime notizie dalla Croazia, dove sembra che Pino "manetta" abbia tamponato uno!!!
Sicuramente un argomento che terrà banco nei lunghi e freddi giovedì del prossimo inverno.
Al mattino sveglia quasi comoda per un rapido trasferimento nella splendida Trizomia, un posticino che proprio ne vale la pena!! Bello e comodo l'attracco, bello il paesino poco spostato, gradevolissima la spiaggetta, e altrettanto le taverne.
Bella giornata all'indice del relax e bella serata.
Poi, l'ultimo giorno tutti insieme, nel senso che Stefano, Orso Solitario e "Brontolo" Bossini non rientrano a Lighia ma si dirigono a Zacinto, in assoluto il posto più bello di tutto il giro. Peccato che il resto del gruppo non abbia potuto vederla.
Salvo la cittadina, assolutamente caotica e incasinata, l'isola è un paradiso terrestre, con centinaia di grotte dove è possibile entrare col gommone, spiaggette da urlo, magnifica quella del relitto ma ve ne sono di altrettanto se non più belle, testuggini che fanno capolino, ti guardano e si immergono.
Due giorni di total relax, sole, mare, bagni, cibo (ottima la spaghettata a bordo del Perondi di Stefano).
Poi tappa a Cefalonia, niente di speciale, ma comunque bella (!) e appuntamento con il gruppo che arriverà a Itaca il giorno dopo per una gita giornaliera.
Itaca molto bellina, molto commerciale, tutta una boutique stile Portofino, tanta, troppa gente.
Giretto, bagnetto e pranzetto in caletta, dove riusciamo a fare scappare una vela ormeggiata già da prima del nostro arrivo, e poi rientro verso Lighia per gli ultimi giorni, dedicati a riposare le stanche membra degli stanchi membri dei vari equipaggi e relativa ultima cena con Angela, nostro appoggio non solo spirituale in loco

Conclusioni.
Oltre 1.500 chilometri percorsi, tanti litri di benzina consumati (anche se qualcuno mente spudoratamente su quanto ha speso in carburante per fare vedere che il suo motore consuma poco), 24 persone in movimento (non poche per la logistica del nutrimento) per dieci gommoni.
Un giro bello e importante, sicuramente impegnativo, stressante, faticoso, ma assolutamente da fare.
Un sorta di "tacca" sul gommone di un gommonauta, che non può mancare.
Un giro da affrontare con il giusto spirito, consapevoli dei sacrifici e delle privazioni cui si sarà soggetti. Insomma….un giro da fare.

 

CHIARIMENTI
Perché Antonioooooooooooooooooooooooo?
Perché la tenera Maria per tre settimane lo ha così chiamato di media trenta volte al giorno.

 

 

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