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Rodi 2011

di Brunella

L’appuntamento per il ritrovo, poiché gli equipaggi provengono da diverse città, è fissato al porto di Ancona e lì ci ritroviamo il 28 luglio 2011. Prima di imbarcarci sul traghetto della Minoan, che ci porterà a Patrasso, s'improvvisa uno spuntino nel parcheggio del porto; dal Beluga saltano fuori salumi e parmigiano, dagli altri gommoni arrivano diverse golosità con bevande varie e, per farla breve, consumiamo con euforia il primo lauto pasto in compagnia. Partiamo con un’ora di ritardo e purtroppo se ne accumulano altre due e, inevitabilmente, arriviamo con tre ore di ritardo. Lo sbarco avviene circa alle 17 della sera del 29 luglio. Dobbiamo raggiungere i dintorni di Atene e questo disguido non ci consente di arrivare in tempo per varare i gommoni e, quindi, di poter montare le tende e dormire a bordo. Avvisiamo il rimessaggio che ospiterà macchine e carrelli e, poiché per ragioni di sicurezza interna non ci consentono di dormire sui gommoni ancora carrellati all’interno della loro area, si preoccupano cortesemente di prenotarci le camere necessarie per la notte in un albergo lì vicino. Visto il costo contenuto accettiamo tutti con entusiasmo e approfittiamo anche del ristorante dell’albergo (ottimo!) per gustarci la prima insalata greca della stagione. Il mattino dopo, di buon’ora ci rechiamo al cantiere dove prepariamo le imbarcazioni per il varo. Terminiamo tutte le operazioni circa a mezzogiorno. Dopo pochi minuti partiamo e ci dirigiamo verso Kithnos. Pranziamo nella spiaggia di Kolona e la lasciamo dopo due ore con la certezza di fare tappa al ritorno. E’ una baia con acqua cristallina, tranquilla e affascinante dove varrà la pena passare almeno una notte. Proseguiamo quindi la navigazione, sfiliamo l’isola di Serifos e arriviamo a Sifnos, dove ormeggiamo per il pernottamento, senza nessun problema, nella baia di Vathi. Abbiamo percorso 67 miglia.

Sifnos

 

Ceniamo nel caratteristico ristorante che ha i tavolini nella sabbia. La loro specialità sono le cheese bull fatte con un formaggio tipico locale, introvabili da altre parti e la birra servita in bicchieri congelati, che si mantiene fresca a lungo. Consultiamo il meteo e prendiamo atto che domani il meltemi ancora non arriva, avremo solo vento da nord-ovest per almeno due giorni, per cui i comandanti decidono di partire e di puntare direttamente su Santorini. Partiamo tardi a causa di un problema tecnico alla timoneria idraulica di uno dei motori. Ci fermiamo a far benzina a Ios e nell’attesa pranziamo in porto. Poiché abbiamo ormeggiato su due banchine ai lati opposti del porto, a causa di un’incomprensione e di un eccesso di zelo (chiamo io o chiami tu?) chiamiamo in contemporanea due benzinai diversi che, per fortuna, applicano gli stessi prezzi. Uno dei comandanti pensa bene di fare un tuffo non programmato nelle acque del porto (che fortunatamente sono pulite) ma, a parte un graffietto, tutto è bene quello che finisce bene.

Ios

 

Santorini

 

 

Proseguiamo il viaggio nel primo pomeriggio e raggiungiamo la Caldera di Santorini all’incirca alle 17. Abbiamo percorso, esattamente come il giorno prima 67 miglia.

Dopo esserci beati della vista spettacolare della Caldera e della natura intorno, ci dirigiamo a sud dell’isola dove sappiamo esistere un porto, esattamente quello di Vlichada, conosciuto direttamente da Ketty e Danilo per esserci stati in una loro crociera precedente con altri gommonauti (gli amici Lucio con Patrizia e Lelio con Marinella), esattamente nell’estate 2005. Il portolano lo dà in costruzione e prossimo alla fine, ma ciò che si presenta ai nostri occhi è invece qualcosa di già decadente prima ancora della fine dei lavori. Questa pare una caratteristica costante della Grecia perché purtroppo l’abbiamo constatata in molti altri posti. Non ci formalizziamo ed accettiamo di ormeggiare all’inglese uno contro l’altro a due a due, alternandoci ai pescatori che essendo domenica non usciranno. Ci danno acqua e luce e programmiamo quindi di fermarci per due notti per visitare l’isola. Il giorno dopo chi ama l’avventura affitta quad e motorini, gli altri invece affittano una più tranquilla automobile. Visitiamo la Capitale Thira.

 

Successivamente, su suggerimento del noleggiatore, andiamo a vedere il tramonto ad Oia. Effettivamente è uno spettacolo mozzafiato e lo godiamo in mezzo ad una moltitudine di gente incredibile che applaude tutta insieme all’ultimo raggio di sole.

Ci ritroviamo poi tutti insieme a Oia stessa per mettere le gambe sotto un tavolo in una graziosa taverna. La cena è ottima. Consultiamo le previsioni meteorologiche e decidiamo di salpare molto presto la mattina successiva. Alle 7 (come si usa dire al Club) motori in moto e pronti a partire. Raggiungiamo alle 10 Astipalea che è la più occidentale delle isole del Dodecaneso. E’ chiamata Isola Farfalla a causa della sua forma. Ci fermiamo per il tempo della colazione e del rifornimento, poiché le condizioni meteo oggi non sono proibitive ma sono in peggioramento per l’indomani, per cui i comandanti decidono di proseguire il viaggio.

 

Astipalea

 

Arriviamo nel porto di Livadia nell’isola di Tilos nel tardo pomeriggio dopo aver percorso 111 miglia. C’è posto ma la responsabile non lo vuole dare poiché, a causa delle brutte previsioni meteorologiche, prevede l’arrivo di barche grosse. Ci obbliga quindi ad ormeggi di fortuna uno a fianco all’altro. In serata, effettivamente, per il forte vento, il porto si riempie di barche a vela e catamarani. Il giorno successivo ci godiamo la spiaggia vicino al porto e le acque cristalline, senza disdegnare, in serata, la cena in una taverna tipica dove, effettivamente, mangiamo benissimo pietanze diverse dal solito (agnello al limone e coniglio alla brace, solo per fare un esempio).

 

Tilos

 

Preso atto che le condizioni meteo lo consentono, decidiamo di partire il giorno successivo di buon’ora. Arriviamo nell’isola di Alimia Nisida in tarda mattinata e ci fermiamo a pranzare e a fare il bagno in una baia bellissima che non ha nulla da invidiare alle più famose spiagge caraibiche. Ci godiamo un mare cristallino e una spiaggia bianca circondata da un villaggio abitato da pastori (lo desumiamo dalla presenza abbondante di ovini che ci osservano curiosi). Il sogno viene però bruscamente spezzato da improvvise quanto inaspettate e violente raffiche di vento che ci spedano le ancore e ci buttano verso la spiaggia. La presenza dei tendalini non ci aiuta e viviamo quindi attimi molto concitati.

 

Alimia

 

Per fortuna i nostri mezzi non hanno nessun danno e possiamo ripartire. Dirigiamo quindi verso Rodi città.
Con grande soddisfazione la raggiungiamo circa alle 16, dopo aver percorso 56 miglia. Varchiamo l’imboccatura del porto dove nell’antichità si erigeva il famoso COLOSSO DI RODI, una delle sette meraviglie del mondo: una statua di bronzo alta 35 metri appoggiata sui moli, raffigurante il dio Helios, dove le navi passavano fra le gambe. Ora, al posto del Colosso costruito nel 290 a.c. e crollato dopo 65 anni a causa di un terremoto, esistono due colonne sulla cui sommità sono collocate le statue di un cervo e di una cerva, (Elafos ed Elafina) che sono l’emblema della città perché, secondo la leggenda popolare, liberarono l’isola dai serpenti. Pochi sanno che i cervi hanno preso il posto delle statue della lupa di Roma, lì collocate nel periodo in cui Rodi fu territorio italiano dal 1912 al 1947, dopo la dominazione turca. Entrando nel porto si respira subito un’atmosfera di storia antica mescolata alla vita moderna. Sulla sinistra si trova il forte di San Nicola eretto a difesa del porto stesso ed in lontananza si vede la città antica con il palazzo del Gran Maestro dei Cavalieri di Rodi. Nel mezzo c’è il porto moderno. Sulla destra si erige la chiesa dell’Annunciazione con la sua torre campanaria su cui è ben visibile, su una lastra di marmo bianco, il Leone di Venezia, testimonianza della dominazione veneziana.

Nel porto Mandraki, via radio, chiediamo posto per la notte, ma con nostra (poca) sorpresa e (molto) disappunto ci mandano via perché siamo troppo piccoli e non abbiamo prenotato. Girovaghiamo quindi nei dintorni alla ricerca di un posto per la notte. C’è un nuovo marina in costruzione ma non ci fanno nemmeno entrare. Non abbiamo miglior fortuna nel porto dei pescatori e decidiamo, quindi, di entrare di nuovo nel Mandraki per fare benzina e poi dirigerci eventualmente verso un altro porto distante una decina di miglia a Sud, consigliato dal portolano. Il responsabile ci vede avvicinare e di nuovo tenta di non farci nemmeno entrare, gli rispondiamo con decisione che dobbiamo rifornirci benzina e poi ce ne andremo. Arrabbiatissimo ci dice che fino all’indomani il rifornimento non è disponibile e ci indica un posto dove possiamo ormeggiare solo per quella notte. Non è un posto in banchina, ma ci sistemiamo abbastanza bene, proprio di fronte alla caratteristica fontana posta nel mezzo della piazza della Chiesa della Annunciazione. Per noi è bellissimo. Ceniamo tutti insieme in un ristorante con vista sul porto ubicato nel caratteristico porticato ad archi dell’edificio con influenze moresche del Mercato Nuovo.

 

Rodi

 

Dopo cena controlliamo il meteo e prendiamo in esame la possibilità di arrivare a Kastellorizo. Prendiamo atto di poterla raggiungere solo partendo il più presto possibile, all’indomani, sabato, dopo il rifornimento di benzina, facendo ritorno la domenica, per poter quindi sfruttare il tempo favorevole per iniziare il percorso del viaggio di ritorno da lunedì. Il giorno successivo alle dieci abbiamo appuntamento con il rifornitore di benzina. Anche a Rodi, come nella maggior parte dei porti greci, non esiste la pompa in banchina, e ci devono portare il carburante con l’autobotte, che si presenta puntuale (cosa rara in Grecia) ma che ha il contalitri fuori uso, sostituito da un’asta che, alla fine dei conti si rivela molto approssimativa.
Dove effettuiamo il rifornimento non esiste ridosso e l’operazione di imbarco della benzina si rivela molto difficoltoso, per la risacca a per l’erogazione di carburante somministrato con un tubo sprovvisto della valvola di arresto alla sua estremità. Dopo le prime due operazioni cerchiamo di porre rimedio con i tubi dei nostri floscioni. Le cose vanno meglio ma l’accrocchio da noi realizzato perde un po’ di benzina che recuperiamo in un secchio. Manca la certezza della quantità di combustibile imbarcato e sui relativi importi da pagare. A qualcuno è stato richiesto in pagamento una quantità di litri doppia alla capacità totale dei serbatoi (alla contestazioni il ragazzo ha fatto febbrili controlli alla sua asta ed alla sua calcolatrice ed ha fatto pagare una cifra più consona accompagnata da un “…sorry …”) a qualcun altro invece che ha imbarcato 150 litri in un serbatoio e 30 nell’altro (numeri dichiarati chiaramente) la stessa calcolatrice ha dato come risultato 144 e tali sono stati fatti pagare. Tra una difficoltà e l’altra finiamo di riempire i serbatoi a mezzogiorno e ci portiamo nel porto in costruzione per pranzare e per poi, eventualmente, partire alla volta di Megisti (Kastellorizo).

Non partiremo però perché:
- qualcuno non ha autonomia sufficiente e il benzinaio si è rifiutato di riempire il floscione (e non si capisce il perché dato che poi a qualcun altro lo ha riempito!)
- un altro aveva già affermato che non sarebbe venuto e ci avrebbe aspettato a Rodi
- un motore ha un problema tecnico sconosciuto che però si risolve da solo dopo un paio d’ore (misteri e magia dell’elettronica!) ma è già tardi per partire e mettersi a fare 70 miglia di mare aperto.

Prendiamo atto (qualcuno con molto rammarico) di aver perso l’attimo e rinunciamo all’idea. Partire il giorno successivo e tornare il lunedì per poi dover di nuovo fare rifornimento in quelle condizioni, lasciare quindi Rodi due giorni dopo, sarebbe stato troppo rischioso rispetto alle previsioni meteorologiche che metodicamente tutte le sere consultiamo attentamente. Usiamo la razionalità e non l’entusiasmo e concordiamo di cominciare la risalita il giorno dopo, prendendoci quindi 24 ore di vantaggio sul forte vento proveniente da nord annunciato dalle previsioni meteo. Decidiamo di rientrare nel porto che malvolentieri ci ha ospitato la sera prima. Il responsabile del Mandraki ci vede quindi ritornare e, rassegnato, allarga le braccia e ci indica il posto della sera precedente, dove noi già ci stavamo dirigendo. Felicissimi ed entusiasti montiamo le tende e andiamo a visitare la città vecchia e a fare shopping sfrenato. La città vecchia ha un fascino particolare ed è facile perdere il senso del tempo per le testimonianze architettoniche lasciate dalle varie dominazioni succedutesi una all’altra e per diversificazione dei quartieri con le varie etnie. Le mura con le porte d’accesso alla città antica, le strade, le piazze, i monumenti, le moschee, il castello del Gran Maestro, i palazzi più importanti sono tutti illuminati, e con la moltitudine di persone e negozi aperti, creano un’atmosfera suggestiva. E’ un luogo ove tornare e dedicare un maggior numero di giorni per una visita più approfondita.

 

 

Il giorno dopo, con comodo, partiamo da Rodi e dirigiamo le prue verso nord. Ci fermiamo a fare il bagno e a pranzare in un’isola a sud di Symi. Si chiama Sesklion Nisida ed è un altro bell’angolo di paradiso che vediamo in queste vacanze. La spiaggia è semideserta e l’acqua è sicuramente limpida ma abbastanza fresca, con correnti calde. Il bagno si rivela quindi molto piacevole. Qui le ancore tengono bene ma il sognoè comunque spezzato dall’arrivo in massa di barconi locali che riversano gente sulla spiaggia che inizia ad accendere barbecue e a piantare ombrelloni.

Seskilon

Il pomeriggio riprendiamo il viaggio ed arriviamo a Symi, l’isola delle spugne di mare. E’ considerata uno dei più bei porti della Grecia, appartiene all’arcipelago del Dodecaneso ed è vicina alla costa turca. Abbiamo percorso 32 miglia. Ormeggiamo nel porto di Yalos o Gialos. E’ un porto turistico dove arrivano anche i traghetti. E’ invaso da imbarcazioni d’ogni tipo e dimensione che vogliono tutte ormeggiare per forza. Il povero Beluga fa da parabordo ad un cabinato inglese e ad un catamarano con uno sguaiato equipaggio romano (della serie noi italiani ci facciamo sempre riconoscere!). Dopo quasi due ore riusciamo a trovare il modo di ormeggiare senza rompere (o farci rompere) nulla (se non le scatole!).

Symi

 

Gialos è la zona del porto della città di Symi, ed è diventata, nei primi anni 70, una zona architettonica protetta; qui si possono ammirare meravigliose villette neoclassiche e deliziose casette dalle tegole rosse dipinte con colori pastello. Scendiamo ed andiamo a cena in una caratteristica taverna sul porto e poi assistiamo ad un bello spettacolo di danza tipica greca di adulti e bambini.

Symi

 

Per finire la serata il solito comandante riesce ad evitare miracolosamente un tuffo nelle acque malsane del porto. Per fortuna nessuna conseguenza fisica, qualche danno alla passerella instabile colpevole del passo falso, ma nulla di grave. Unica nota positiva è che qui troviamo il distributore in banchina, dove facciamo rifornimento la mattina dopo senza tribolazioni. Ripartiamo il giorno dopo e risaliamo. Raggiungiamo Nisyros. Abbiamo percorso 42 miglia. Il porto è piccolo ma le autorità ci accolgono senza storie e ci assegnano posto immediatamente in banchina. Ceniamo a bordo e dopo cena ci facciamo attirare come falene da un lampione da una scritta che dice“Illy”. Il caffè è effettivamente buonissimo, come la migliore tradizione italiana. Prima che l’ouzo ci porti tra le braccia di Morfeo, consultiamo il meteo sul computer. La previsione meteorologica ci consiglia di partire presto per evitare il rinforzo del vento previsto dopo le 10.

 

Nisiros

 

Alle otto quindi leviamo gli ormeggi e partiamo. Navighiamo tra Kos e le acque turche, raggiungiamo Kalimos che costeggiamo lasciandocela Nisiros sulla destra per ripararci dal vento proveniente da nord ed arriviamo a Leros in tarda mattinata con una navigazione lunga 59 miglia. Nella banchina centrale del paese non troviamo immediatamente posto, ma entrando a destra abbiamo visto una nuova marina e là ci dirigiamo. E’ ancora in costruzione ma ci accolgono con entusiasmo e ci forniscono di acqua e luce. Siamo lontani dal paese e per quello decidiamo per una abbondante cena a bordo ma il posto è tranquillo. Oggi è lunedì e le previsione meteorologiche ci avvisano dell’arrivo imminente di una perturbazione che ci costringerà a tre giorni di sosta forzata con mare forza otto. I comandanti, esaminate tutte le varie opzioni, scelgono di attraversare il mare che separa il Dodecaneso dalle Cicladi mercoledì. Durante la consultazione del meteo si evidenzia che domani, durante la risalita, sarebbe consigliabile navigare lungo il confine turco che presenta un ridosso migliore, ma i comandanti sono in altre faccende affaccendati (chi si gusta un profumato sigaro cubano, chi sorseggia un ouzo ghiacciato e chi dormicchia in un angolo) per questo…

… il giorno dopo, uscendo dal golfo di Leros invece di girare a sinistra per dirigerci verso la Turchia come concordato la sera precedente, viriamo a destra e percorriamo 29 miglia con mare un po’ agitato e vento sostenuto, raggiungendo Ikaria all’ora di pranzo bagnati come pulcini. Il porto è piccolo ma accogliente. Ormeggiamo ad un pontile in cemento aiutati da un ragazzo che credevamo il responsabile, in realtà è invece il venditore di benzina. Ci lascia il suo biglietto da visita e se ne va. Dopo aver pensato ai nostri rifornimenti ci occupiamo quindi della benzina. Gli telefoniamo e prontamente arriva. Concordiamo i litri che ci necessitano e, in maniera inusuale, ci porta la benzina in canestri da 20 litri e ce la somministra lui direttamente nei serbatoi, insieme ad altri due baldi giovanotti, riuscendo a non farne uscire nemmeno una goccia. Gli offriamo una bottiglia di vino e sono contentissimi. Poco dopo ritornano e ci portano dei gadget e due palloni per i bambini in omaggio.

 

Ikaria

 

Alle sei del giorno dopo tentiamo quindi di levare le ancore. Tentiamo perché chi è arrivato dopo di noi ha calato la sua ancora a casaccio e quindi noi, per riuscire a togliere le nostre dobbiamo lavorare un po’ di braccia e di motore.

Arriviamo a Mykonos a mezzogiorno dopo aver percorso 56 miglia. Le prime 15 con mare quasi piatto perché ben rimossati dall’isola di Ikaria, poi con un mare formato al traverso con forti raffiche di vento che ci hanno procurato parecchi spruzzi riempiendoci di sale. Al nuovo porto ci accolgono in banchina direttamente gli uomini della capitaneria che ci aiutano nell’ormeggio indicandoci i posti forniti di corpo-morto e ci invitano presso i loro uffici. Andiamo in capitaneria a registrarci e c'informano che per il giorno dopo le nostre imbarcazioni non sono autorizzate a lasciare il porto per le cattive condizioni meteo. Si prevede vento a 30/32 nodi con raffiche fino a 40 e mare forza 8/9. Lo sapevamo già e ringraziamo della conferma. Il vento è già notevolmente rinforzato e le previsioni ci fanno desistere dal tentativo di montare le tende. Chi ha la cabina decide di dormire in gommone, perché comunque l’ormeggio è sicuro, chi invece ha solo la tenda prenota una stanza per almeno due notti nel vicino albergo che ha disponibilità. Danilo e Ketty decidono di provare l’esperienza, mai provata fino ad ora, di dormire nel gavone di prua chiamandolo culla. In realtà il giorno dopo anche gli altri equipaggi scelgono la tranquillità di una stanza al fischio incessante del vento.

 

Mikonos

 

Ci prepariamo quindi a trascorrere tre giorni da turisti classici e stanziali. L'isola è sicuramente più indicata per il divertimento e la vita notturna che non per riposarsi. Ovunque si possono trovare taverne tradizionali, ristoranti con cucina locale ed internazionale, pub e discoteche. Ma c'è un'altro segreto che spiega il fascino di Mykonos: basta cambiare vicolo, spostarsi sulla spiaggia vicina e, per magia, si passa dal caos alla quiete più assoluta. Alla Chora vale la pena dedicare più di una passeggiata, e in diversi momenti della giornata, per poter apprezzare i vari volti di questo centro abitato, uno dei più estesi e meglio conservati di tutto l'arcipelago. I vicoli che partono dal porto si dividono in una ragnatela tutta da scoprire. Andando a zonzo per il paese, stupisce la quantità di chiesette e cappelle votive, costruite dai marinai dell'isola che ritornavano indenni dai lunghi viaggi per mare. Rispetto allo stile tipico delle Cicladi, Mykonos offre un diverso stile architettonico che è unico nella zona. Qui, gli edifici si accompagnano con le strette strade tortuose che ricordano uno stile medievale. Ogni casa è raggiungibile attraverso scalinate dritte, parallele alla strada, mentre lo spazio sotto questi passaggi è stato tradizionalmente mantenuto come ripostiglio. Sopra gli scalini spesso c’è un terrazzino in legno dipinto che a volte si proietta nella strada quasi a toccare il balcone della casa di fronte. A Mykonos città le strutture in legno di tuttele case sono dipinte in un arcobaleno di colori, contro i muri bianchi e blu cielo, l'effetto è assolutamente delizioso. Passeggiando per la Chora si può incontrare una vera e propria celebrità locale. Si tratta di Petros il pellicano.Il pellicano è stato ritrovato dopo una terribile tempesta che si era abbattuta sull’isola e sui dintorni nel lontano 1954, e da allora, curato e nutrito dagli abitanti, si è insediato sull’isola, ed ha scelto come dimora il lungomare ed il bel quartiere della“piccola Venezia” dove è rimasto fino al giorno della sua morte, 30 anni dopo il fortunoso salvataggio dell’animale. In tutti questi lunghi anni ha passeggiato lungo le vie della città, diventando in poco tempo uno dei simboli dell’isola, una personalità conosciuta e fotografata da tutti coloro che si avventurano per le vie della città ed una delle mascotte più amate dell’isola. Il giorno della sua morte gli isolani ed anche i tanti turisti e stranieri che nel corso del tempo hanno eletto quest’isola come meta delle loro vacanze, hanno deciso che la tradizione del pellicano dovesse continuare e perciò alla morte di Petros hanno accolto un nuovo pellicano che, sulle orme del predecessore percorre le vie della città e vola da un tetto all’altro riverito ed amato dagli isolani.

 

Venerdì consultiamo il meteo, vediamo che il peggio è passato e che la coda della perturbazione si sposta verso sud-est. Sabato mattina salpiamo le ancore e dirigiamo su Syros. Quando lo raggiungiamo abbiamo percorso 19 miglia. Il suo capoluogo, Ermoupolis, e anche il capoluogo di tutte le Cicladi, ed il suo porto tutto si può chiamare fuorché calmo e tranquillo. Tentiamo di ormeggiare ma l’arrivo dei traghetti e la forte risacca ci fanno desistere.
Un comandante (questa volta non il solito) cade dal suo mezzo mentre tenta di risalirvi. Non posso affermare che il fatto non abbia conseguenze ma nulla di drammatico. Qualche doloretto che passerà entro pochi giorni. Andiamo quindi ad ormeggiare in un porto adiacente e trascorriamo una notte decisamente tranquilla.

 

Syros

 

Il giorno dopo, domenica, partiamo e dirigiamo su Kithnoss. Percorriamo 41 miglia
La nostra intenzione è di andare in porto per la notte e poi domani di andare nella spiaggia di Kolona per trascorrere il ferragosto in rada. Purtroppo il porto è pieno fino all’inverosimile e quindi decidiamo di andare in rada direttamente. Trascorriamo quindi due giorni in questo paradiso. Si tratta di una lingua di terra sabbiosa, con il mare da entrambi i lati, che termina con un promontorio, in cima al quale è situata la chiesa di Ag. Lukas (non è possibile accedervi, in quanto la zona è recintata). Kolonaè un incanto. Tutta la zona intorno è piena di barche, pertanto è frequentata soprattutto da coloro che, utilizzando dei gommoni, arrivano sulla terraferma e si godono il sole ed il mare, infatti, il giorno di ferragosto la spiaggia è piena di gente.

 

Kithnos

 

 

In serata raggiungiamo la taverna dove ceniamo tutti insieme e brindiamo al ferragosto ed alle ferie ormai agli sgoccioli, senza dimenticare il bel percorso fatto. Il giorno dopo partiamo alle nove dalla baia e ci dividiamo. Milù con a bordo Enrico, Chiara, Lucia e Michele dirige su Atene per alare il gommone, poiché già domani ha la prenotazione del traghetto. Il resto della flotta li saluta festosamente e dirige la prua verso l’isola di Kea. Percorriamo 20 miglia.
Entriamo nel porto di Korissia dove scendiamo a terra a fare spesa e prendiamo acqua dalle colonnine. Scegliamo di non trascorrere qui la notte perché l’andirivieni dei traghetti secondo noi crea troppa risacca. Andiamo nel porto di Vourkari e ormeggiamo. Parte degli equipaggi, in particolare chi non era mai venuto in questa isola, va a visitare il sito archeologico con il famoso leone di Kea (incontrando anche il meno famoso ma simpaticissimo somaro di Kea) e tornerà al tramonto. Kithnos. La scelta del porto si rivelerà tragica poiché tutto quel lungomare si trasforma in una discoteca a cielo aperto e la movida notturna ci ha quindi tenuti svegli fino alle cinque di mattina.

 

Kea, il leone

 

Nonostante non avessimo nulla da fare non abbiamo consultato le previsioni meteorologiche e, fiduciosi, il mattino dopo ci dirigiamo verso Atene. Appena siamo in vista del mare aperto capiamo subito di aver sbagliato.
Per fortuna si tratta di poche miglia ma nella notte è arrivato il meltemi e quella traversata, seppur breve e senza nessun pericolo reale, ci allieta con docce frequenti e copiose. Quando pensiamo di essere ormai a ridosso di Capo Sounion il vento si trasforma in maestrale che ci soffia in faccia con allegria.

 

Capo Sounion

 

Rinunciamo quindi volentieri a qualsiasi gita in mare e torniamo al campo base dove ci attendono macchine e carrelli. Siamo a Glifada, nella immediata periferia di Atene e sappiamo che non mancherà la maniera di trascorrere bene questi ultimi due giorni di vacanza. Infatti, la serata di venerdì 19 agosto, in metropolitana, arriviamo ad Atene e dopo cena ci rechiamo sotto il Partenone e ammiriamo, in notturna, le bellezze della città.

 

Atene, il Partenone

 

Sabato la dedichiamo agli alaggi dei gommoni, approfittando per lavarli e pulirli pronti per …. altre avventure.
La giornata del 21 agosto la dedichiamo al viaggio per raggiungere Patrasso.
Il tempo di percorrenza è più lungo del previsto e raggiungiamo il porto appena in tempo per l’orario massimo previsto per il chek-in. Ma per fortuna, anche questa volta, la nave è in ritardo. Sul traghetto, dopo cena, Danilo e Ketty offrono un giro di bevute a base di champagne per festeggiare il loro quarantesimo anniversario di matrimonio che ricorre proprio in quel giorno. Tra un brindisi e l’altro gli equipaggi, lieti e contenti, ma anche orgogliosi della loro straordinaria avventura conclusasi nel migliore dei modi, si ripropongono di ritrovarsi l’anno prossimo uniti per sbarcare su altri lidi.

Brunella


 

Il percorso

 

Le tappe

30 luglio Anavissos > Sifnos 67
31 luglio Sifnos > Santorini 67
1 agosto Santorini
2 agosto Santorini > Tilos 111
3 agosto Tilos
4 agosto Tilos >Rodi 56
5 agosto Rodi
6 agosto Rodi > Simi 32
7 agosto Simi > Nissiros 42
8 agosto Nissiros > Leros 59
9 agosto Leros > Ikaria 49
10 agosto Ikaria > Mykonos 56
11 agosto Mykonos
12 agosto Mykonos
13 agosto Mykonos > Siros 19
14 agosto Siros >Kithnos 41
15 agosto Kithnos
16 agosto Kithnos > Kea 20
17 agosto Kea > Anavissos 33
18 agosto Anavissos > Glifada 15

Totale Miglia 667

 


Gli equipaggi (rigorosamente in ordine alfabetico)

Su Arcibaldo II motorizzato Honda 225 hp
DANILO E KETTY

Su Beluga motorizzato Yamaha 200 hp
STEFANO E BRUNELLA

Su Milù II motorizzato Yamaha 250 hp
ENRICO E CHIARA con Lucia e Michele

Su Paguro motorizzato con 2 Mercury 150 hp
SANDRO E MASSIMILIANA

Su Redfox motorizzato con 2 Evinrude 225 hp
ROBERTO E ANNA


 

 


 

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